Quasi 150mila euro l’anno, incluso l’affitto di casa e la macchina aziendale, usata anche per fare su e giù dalla Calabria, sua terra d’origine. È lo stipendio che il nuovo direttore generale dell’Amtab, Francesco Lucibello, manterrà per provare a riorganizzare, tagliare ed efficentare l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico barese. Lucibello ricopre lo stesso ruolo nella Stp, la ex Società del trasporto della provincia, ora della Città Metropolitana.

Il manager ha stipulato per ora un accordo di tre mesi con il Comune di Bari. L’amministrazione si è impegnata ad assicurargli il pagamento della metà dello stipendio per questo periodo. L’altra parte continuerà ad assicurarla la società di trasporto dell’Area Metropolitana, guidata dal sindaco di Bari Antonio Decaro. Lucibello, che si divide tra un’azienda e l’altra, è stato evidentemente messo in condizioni di esercitare la sua opera di efficentatore in assoluta tranquillità senza chiedere altri soldi rispetto a quelli che già percepisce.

Certo, in un momento in cui il Consiglio comunale ha ricapitalizzato per 10 milioni di euro (cifra che forse basterà per coprire i debiti e gli interessi), in cui il trasporto pubblico fa acqua da tutte le parti, i mezzi sono vecchi e malridotti, i dipendenti vengono picchiati a giorni alterni e in molti aspettano un contratto full time, un compenso di questa portata fa riflettere. Si fa spending review, ma come spesso succede solo da un certo livello della piramide in giù.

E pensare che fino a quando Cottarelli e i suoi gruppi di lavoro non si volatilizzassero, qualcuno ipotizzava tetti salariali per chi ha ruoli apicali nelle pubbliche amministrazioni e nelle società a capitale pubblico. Dopo aver rodato la macchina, l’obiettivo è quello di mettere a regime il doppio incarico di Lucibello, magari tagliando anche a lui un po’ il compenso. Sempre che non sia meglio, con salari adeguati ma non stratosferici, avere qualcuno che si dedichi a tempo pieno all’Amtab e qualcun altro alla Stp.

Non si riesce ancora a capire quanto efettivamente ci sia voglia di raddrizzare l’azienda una volta per tutte, anche attraverso operazioni di moralizzazione che riguardino tutti. Diciamo da sempre che la misura più efficace è quella dell’esempio.