Come spesso è successo in questi mesi (al netto delle volte in cui proprio non se ne poteva fare a meno per lo squallore di certe situazioni), non pubblico i nomi dei protagonisti, ma i fatti. Credo siano meritevoli di una riflessione. La notizia sulle pessime condizioni in cui si lavora all’interno del laboratorio del commissariato teatro Petruzzelli ha creato tensioni e agitazioni, più di qualunque altro articolo pubblicato finora. Prevedibile. Se non fossimo in Italia, a Bari, chi di dovere si sarebbe già presentato a quel portone a chiedere conto della situazione.

Non ci vuole un genio per capire che le foto sono arrivate dall’interno, da qualcuno che, evidentemente, è al limite della sopportazione. Ovvio. Ciò che non è affatto tollerabile – a mio avviso – è l’episodio di stamattina. Dopo le indagini interne e la visione accurata degli scatti, i sospetti si sono concentrati su meno di una mezza dozzina di operai; su uno in particolare che, ad eccezione dell’amicizia su Facebook, non ho mai visto in vita mia. Detto questo, l’infame – così l’hanno definito – prima è stato maltrattato a parole, poi allontanato dal laboratorio e, infine, preso a schiaffi da un collega. Assurdo.

Mettiamo il casso fosse stato davvero lui a fornirci quegli scatti – mettiamo il caso – che fate? Invece di appogiarlo e di cogliere l’occasione per fare squadra e ottenere un posto di lavoro e un contratto degno di un uomo, ingaggiate una guerra tra poveri, mettendovi ulteriormente a servizio del padrone? È proprio vero che il problema del Sud è l’uomo del Sud. Siamo arrivati al punto di alzare le mani per difendere un lavoro precario, svolto in condizioni al limite della decenza. Siamo arrivati a non riuscire a riconoscere ciò che è giusto da ciò che non lo è, al motto: “se no lo faccio io, lo farà un altro…tanto vale tenere la bocca chiusa”. Siamo diventati schiavi (non ci sono altre parole); pronti a tutto, anche a credere a promesse che sappiamo non saranno mai mantenute. Sempre che, come pare, l’intenzione non sia comunque quella di togliervelo quel lavoro, privando la Fondazione della sua capacità produttiva. In quel caso con chi ve la prenderete? A chi darete i vostri schiaffi? Probabilmente dovrete darli a voi stessi, ma sarà troppo tardi.

Indipendentemente dal nome e dal volto dell’infame, commissario, almeno questa volta risponderà alle nostre domande o replicherà attraverso la stampa amica, senza un confronto e senza prendersi – anche stavolta – le sue responsabilità? Ricorda le sue parle in merito all’affissione selvaggia in occasione della Sonnambula? Ci disse che la Fondazione non era responsabile. È stato condannato, quale rappresentante dell’ente, in solido con l’azienda al pagamento della sanzione.