Il magistrato del tribunale di Roma, Michele Nardi, in carcere insieme al collega Antonio Savasta, avrebbe aspirato a un ruolo nella giunta di Virginia Raggi. Questi particolari saltano fuori dalle 862 pagine di indagine della Procura di Lecce.

Secondo le indagini Nardi avrebbe inviato il curriculum vitae alla segreteria del Sindaco di Roma per diventare capo di gabinetto della Giunta lasciando dunque il posto di magistrato. Una possibilità che poi non si è concretizzata.

L’arresto dei due giudici è stato effettuato grazie anche alle agende di Luigi Dagostino, imprenditore barlettano ex socio dei genitori di Matteo Renzi, che aveva l’abitudine maniacale di annotare il pagamento delle presunte tangenti e ogni appuntamento anche con i Renzi, il sottosegretario Luca Lotti e con l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini.

“Annotazioni puntuali e metodiche” scrive il gip nelle 862 pagine dell’ordinanza, sui contatti e rapporti con il pm Savasta, con l’avvocato tranese Sfrecola, con l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, con Tiziano Renzi e anche con l’allora vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini.

È proprio dall’analisi dell’agenda, i cui dettagli sono stati poi incrociati con l’esito delle intercettazioni e le dichiarazioni rese durante le indagini, che gli inquirenti ricostruiscono l’incontro a Palazzo Chigi del giugno 2015 tra Dagostino, il commercialista Roberto Franzè, Savasta e Lotti e i rapporti dello stesso Dagostino con Tiziano Renzi, che nel luglio e nel settembre dello stesso anno si è recato in Puglia in sua compagnia per riunioni e cene. Savasta avrebbe chiesto e ottenuto da Dagostino l’incontro con Lotti per tentare di ottenere un incarico a Roma e allontanarsi così dalla Procura di Trani, perché era coinvolto in procedimenti penali e disciplinari al Csm.