Il 12 novembre in Consiglio Regionale sarà discussa la modifica alla Legge Regionale sulla caccia, Legambiente però è scettica sulla proposta avanzata da Donato Pentassuglia. Nino Morabito, responsabile nazionale fauna di Legambiente, e Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia l’hanno così commentata:

«La filosofia su cui sono impostate le modifiche alla legge regionale sulla caccia 27/98 aumenta ancor più la distanza tra la legge pugliese e la legge statale per la tutela della fauna selvatica (la legge 157/92) che in realtà dovrebbe recepire, trasformandola in una norma confusa e contraddittoria, poiché alcuni elementi di tutela sembrerebbero palesemente saltati».

Legambiente è scettica su alcuni punti che appaiono particolarmente negativi, in un testo peggiorato da modifiche scritte in modo impreciso. La proposta di legge, secondo Legambiente, di fatto autorizza l’anticipo della caccia a partire dal 1 settembre quando, oltre a un elevato rischio incendi (sussiste infatti il divieto di accensione di fuochi fino al 15 settembre), la maggior parte delle specie animali è impegnata nello svezzamento degli ultimi piccoli.

Le modifiche alla legge regionale 27/98, sempre secondo Legambiente, mantengono una caccia agli uccelli migratori libera in tutta la regione, concezione ancorata alla caccia di necessità (oggi inesistente), senza alcuna pianificazione e gestione sostenibile delle specie di uccelli migratori, allargandola anche al mese di febbraio quando la maggioranza delle specie di uccelli è in migrazione pre-nuziale (periodo a divieto totale di caccia). Per di più riduce drasticamente i fondi destinati alla tutela della fauna, facendo passare dal 40 al 10% le risorse trasferite dalla Regione alle Province per tale finalità.

«Si tratta inoltre di una proposta che, prevedendo recinzioni alte 2 metri (anziché 1,20 metri) per poter istituire i fondi chiusi alla caccia – aggiungono Morabito e Tarantini – ostacola i cittadini contrari all’attività venatoria nel proprio terreno, a causa delle spese che ne deriverebbero per la realizzazione della palizzata, senza contare l’impatto estetico negativo sul paesaggio circostante».

«Ci sembra abbastanza – concludono – per dire che la Puglia, insieme agli oltre quattro milioni di pugliesi che non sono cacciatori, chiede al Consiglio regionale di bocciare la proposta di legge».