Pulire le seppie con l’acqua salata prelevata nei pressi del lungomare di Bari, proprio “N’ dèrr’a la lanze”, è vietato da un’ordinanza sindacale del 1984. Secondo quest’ultima infatti vi è il divieto di “utilizzare, trasportare, vendere o detenere acqua di mare prelevata da quel tratto di litorale nell’interesse della salute pubblica e perché inquinate”. Una disposizione di cui evidentemente non era a conoscenza il pescatore che il 20 luglio 2020, all’altezza dell’arco di San Nicola, era intento a pulire le seppie sugli scogli del lungomare, “munito di secchielli e vaschette piene di acqua di mare prelevata in loco”, dicono i giudici.

Quel giorno una pattuglia della Polizia Locale notò il 54enne e lo invitò a smetterla, spiegandogli che sarebbe stato meglio continuare a casa quell’attività. L’uomo, di Bari vecchia e con qualche precedente penale, sembrerebbe non l’abbia presa bene, e abbia iniziato a minacciare una vigilessa con uno dei coltellini a punta, della lunghezza di 32 centimetri e largo 18 centimetri, che stava utilizzando per pulire il pesce. Il 54enne a distanza di due anni è stato condannato dal Tribunale di Bari con rito abbreviato a 20 giorni di reclusione per minacce a pubblico ufficiale.