La madre dell’agente di Polizia Penitenziaria che si è tolto la vita a Bitritto la notte tra il 17 e il 18 febbraio presenterà oggi una denuncia in Procura per il tramite dell’avvocato Antonio Portincasa. Si tratta di un atto volto a far chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte del figlio e soprattutto che spieghi come mai “era ancora in possesso della pistola di ordinanza pur essendo in aspettativa”, pistola con cui si è sparato.

A renderlo noto è l’agenzia Ansa che ha raccolto le dichiarazioni dell’avvocato Antonio La Scala, presidente dell’associazione Gens Nova di cui faceva parte il 56enne. Proprio La Scala ha raccontato delle continue vessazioni subite dall’agente definite “un vero e proprio caso di mobbing a sfondo sessuale”, parlando dell’etichetta di omosessuale che alcuni colleghi gli avevano affibbiato.

La Scala ha anche parlato di cinque lettere, risalenti al periodo 2005-2006, quando l’uomo prestava servizio a Verona, e nelle quali scriveva di sentirsi perseguitato, insultato a causa del fatto di aver sempre vissuto con i genitori o non avere una fidanzata.