La campagna di vaccinazione contro il covid va avanti a spron battuto, compatibilmente con le fiale arrivate in Puglia. Come noto, il piano prevede di procedere per fasce di rischio, dai più esposti, quali operatori sanitari e anziani, via via fino a raggiungere tutte la popolazione.

Mentre i social sono invasi di fotografie col braccio esposto all’ago, pronto per ricevere il vaccino, all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II è scoppiato il caso “Gero Grassi”. Il 62enne ex deputato è presidente del Consiglio di indirizzo e verifica dell’Oncologico; due giorni fa, il 5 gennaio, gli è stata somministrata la prima dose, il momento è stato immortalato dalle foto di rito.

La cosa non è passata inosservata; Grassi, questa la tesi sostenuta da molti anche sui social, non è in prima linea contro il covid, non va in corsia, non è esposto a contatti coi pazienti, potenzialmente positivi, perché dunque è stato tra i primi a essere vaccinato?

Nel discorso di fine anno, lo stesso Presidente della Repubblica ha detto: “Mi vaccinerò quando sarà il mio turno”, non ci risulta che si sia vaccinato Michele Emiliano, per quanto il suo caso si sarebbe potuto interpretare come un momento simbolico e non ci sarebbe stato nulla da ridire.

Il cronopragramma dell’Istituto Tumori, partito simbolicamente il 31 dicembre, è entrato nel vivo il 1° gennaio con i primi 15 operatori, fra medici, infermieri e operatori socio-sanitari, e prevede dal 4 gennaio, tutti i giorni dalle 15 alle 18, le altre somministrazioni, così da garantire la completa copertura vaccinale del personale dell’Istituto e delle aziende esterne che ci lavorano, entro la seconda metà di gennaio.

Quanto ai malati oncologici, fortemente penalizzati dagli stravolgimenti imposti a causa della pandemia, da più parti si è invocata la loro vaccinazione in tempi estremamente rapidi, trattandosi di malati già fragili e più esposti alle infezioni, richiesta peraltro messa nero su bianco in una lettere inviata al Presidente del Consiglio Conte.

Secca la replica dell’interessato: “L’altro ieri, mentre era in corso la vaccinazione, si è creato un vuoto, qualcuno ha rinunciato per sua scelta, trattandosi di una decisione su base volontaria, mi hanno chiesto se volessi essere vaccinato e ho accettato, per altro ero anche preoccupato, come chiunque altro, poi non ho sentito niente, non c’è stato alcun problema ed è andato tutto benissimo. In Asl ieri hanno vaccinato il personale amministrativo, non i degenti”.

Le dosi del vaccino Pfizer-BioNtech, per altro, sappiamo tutti che devono essere mantenute a -70° e che una volta scongelate devono essere utilizzate entro un certo numero di ore, dopo di che diventano inutilizzabili, cosa che impone una attenta e accurata programmazione delle vaccinazioni onde evitare inaccettabili sprechi.

“Non ho tolto il posto a nessuno. Le disposizioni, che non ho fatto io, prevedono la vaccinazione di tutto il personale e poi dei malati, quel vaccino che hanno somministrato a me non lo avrebbe potuto dare a un paziente. Quanto a chi dice che non sono esposto – ha aggiunto – personalmente sono a contatto tre volte a settimana con personale sanitario, dipendenti, malati presenti in istituto”.