foto di repertorio

“Grazie a una persona che lavora nella Asl, io e mio marito siamo riusciti a fare il tampone, che è risultato positivo. Da allora siamo chiusi in casa, insieme a nostro figlio 16enne, anche lui con sintomi, ma che non ha mai fatto il tampone, e nostra figlia 20enne, apparentemente asintomatica e che si è chiusa in camera sua senza più avere contatti con nessuno. Mio suocero, da cui si è contagiato mio marito, è grave in terapia intensiva al Policlinico, e dalla Asl non siamo mai più stati contattati dopo l’esito del molecolare. Non possiamo uscire, mio marito non lavora e nessuno ci considera, non sappiamo più a chi chiedere aiuto”. La voce di Valentina, per quanto calma, tradisce tutta la disperazione di chi non sa a che santo votarsi.

Tutto inizia il 3 gennaio: “Abbiamo ricostruito che probabilmente mio suocero, già affetto da altre patologie, si è ammalato dopo un ricovero alla Mater Dei per accertamenti, avvenuto tra la fine del 2020 e i primi giorni di quest’anno”. Con lui si contagiano le due badanti che lo accudiscono. Angelo, 52enne marito di Valentina, presta assistenza al padre, che vive in un’altra casa. Di lì a 3 giorni, il 6 gennaio, si ammala anche lui. Da quel momento non può più lavorare, è un libero professionista a partita iva, tradotto significa che smette di guadagnare il necessario per mantenere la famiglia. Il 7 compaiono i primi sintomi anche a Valentina, che di anni ne ha 53. Un disastro.

Valentina avvisa il medico di famiglia: “Non è mai venuto a visitarci, nonostante lo abbia chiesto, ma niente”. Conscia della trafila e del protocollo, inizia l’attesa di essere contattati dalla Asl per sapere dove e quando fare il tampone e certificare quello che agli occhi di tutti appare ormai evidente; i sintomi, compresa la febbre, la perdita del gusto e dell’olfatto, ci sono. E poi la tosse, forte, che colpisce soprattutto Angelo. Passano i giorni, ma niente. Intanto il suocero peggiora e il 10 gennaio finisce in terapia intensiva, dove si trova tutt’ora ricoverato in condizioni molto serie.

L’11, tramite una persona che lavora in Asl, lei e il marito vengono sottoposti a tampone molecolare; l’esito è come previsto positivo. Arriva il dispositivo di isolamento domiciliare per tutti, e poi più nulla. “Ho segnalato questa tosse forte al medico di famiglia, e lui mi ha detto di rivolgermi a un laboratorio privato per fare una radiografia al torace, ma noi siamo in isolamento e non possiamo uscire” racconta sconcertata Valentina. “Ho chiamato lo stesso uno studio vicino casa mia, ma giustamente mi hanno detto che per la sicurezza degli altri utenti non è possibile fare la lastra”.

“Ho fatto presente al medico che mio figlio si è ammalato, e mi ha detto che avrebbe sollecitato la Asl per il tampone, quando ho chiesto se saremmo stati ricontattati dalla Asl per il secondo tampone a me e mio marito, mi ha detto che volendo lo possiamo fare in un laboratorio privato a pagamento, a domicilio. Mio marito non sta lavorando; tranne che per il mese di marzo, non ha preso alcun ristoro e non abbiamo la possibilità di spendere tanti soldi. Per quattro persone se ne vanno 340 euro” racconta.

“Mia figlia è chiusa in camera da 15 giorni e non può uscire; dietro la porta le lascio il cibo che io cucino con mascherina e guanti – spiega Valentina -, per fortuna ha un bagno tutto per sé. A oggi non sappiamo se è positiva asintomatica oppure no, se sapessimo che è asintomatica, almeno potrebbe uscire dalla camera e stare con noi. Sta seguendo una terapia somministrata dal suo dentista e ha già saltato due sedute”.

“Non siamo stati gravi da ricovero, altrimenti avrei chiamato il 118, però siamo in questa situazione, chiusi in casa da settimane, mio marito non può lavorare, il medico ha lasciato che i sintomi ci passassero sopra come niente, la Asl non si fa sentire e non risponde alle mail che ho mandato, non sappiamo nemmeno se ci contatteranno per il secondo tampone a noi e il primo ai miei figli. Un’amica di mia figlia ha un altro medico di base, in famiglia sono malati da un po’ più di tempo rispetto a noi, un mese circa – conclude -, la Asl li ha chiamati e hanno già fatto 4 tamponi, noi niente”.