“Una morte improvvisa e violenta, al termine di una giornata di fatiche. Lavoro, tanto lavoro nelle giornate di questo giovanissimo senegalese in Italia, così da poter raggranellare piccoli risparmi ed aiutare la sua famiglia lontana. Anche quel suo ultimo maledetto sabato, come gli altri, ricevuta la paga settimanale, si era recato in tabaccheria per inviarne parte ai suoi affetti, la mamma e i fratelli”.

Una lettera toccante, scritta dagli insegnanti di Souba Balde, il 20enne morto di tubercolosi in casa davanti allo sgomento del coinquilino Salif. La sua storia ha scosso tutti.

“Aveva ben compreso che la formazione avrebbe reso migliore la sua vita – raccontano i docenti della scuola per l’istruzione degli adulti di Molfetta -. Diceva che voleva imparare bene l’italiano così, seppur stanco dopo il lavoro, sedeva fra i banchi per imparare, giungendo persino a coinvolgersi nella didattica a distanza, quando l’emergenza sanitaria, lo scorso anno scolastico, non ha più consentito la presenza a scuola. Un grande sforzo per lui, il cui unico device era il cellulare e le sue competenze informatiche non granché alte. Ma la sua forza di volontà è stata premiata e l’anno passato ha completato il percorso linguistico, conseguito l’attestato di conoscenza di lingua italiana, dirigendosi verso nuove mete”.

“Provare a spiegare quanto accaduto, cercarne un senso? Impossibile! Non c’è – affermano -. La morte di un giovane ventenne trascina con sé, inevitabilmente, un nugolo di pensieri che si insinuano e affollano la mente. Ci si interroga sull’esistenza, la giustizia e gli alti valori, le sfide del quotidiano, i rapporti umani. Umano, un suono scordato nella vita del nostro ragazzo. Souba non c’è più. A strapparlo alla vita un serio malanno, certo. Ma non solo! L’indifferenza del mondo intorno ha spento la luce nei suoi grandi occhi”.

“Souba non c’ è più, ma nei nostri cuori, suoi insegnanti, lui ci sarà sempre – concludono con emozione -. E non un nome sul registro, non uno studente, non solo. Ma una persona che ha incrociato con la nostra, la sua storia di giovanissimo migrante. Ciao Souba, ti abbiamo accolto e provato ad accompagnarti ad una autonomia di vita, ma quel che tu hai dato alla nostra va ben oltre. Ciao giovane amico, il nostro cuore è vicino ai tuoi cari mentre con pesantezza ti saluta”.