“È svanito il sogno di una vita”. Rosaria Decaro non ci sta e da più di un anno lotta affinché possa avere giustizia. Il tutto è legato al bar che ha acquistato a Bitonto il 31 luglio del 2019 dall’ex titolare, nonché amico di famiglia. Avendo la voglia di mettersi in gioco, Rosaria ha deciso di aprire prima di fare l’inaugurazione provando così l’emozione di poter stare dietro il bancone e veder realizzato il suo sogno.

“Io e il mio compagno abbiamo investito i risparmi di una vita in questo bar. Abbiamo iniziato il primo agosto a lavorare, ma il 21 a un certo punto ci è stata tolta la corrente. Il motivo – racconta Rosaria – era legato al fatto che il contratto era ancora intestato all’ex titolare. Lo abbiamo chiamato chiedendogli il perché non ci avesse avvisato, visto che avevamo comprato latte, cornetti e gelati che senza corrente abbiamo dovuto regalare. Nel frattempo avevamo già avviato le pratiche per cambiare l’intestatario dei contratti”.

Questo, però, è solo il primo misfatto di una lunga serie. “Prima di comprare il bar avevamo deciso di andare a Lourdes in vacanza e avevamo già comprato i biglietti. Vista la mancanza di corrente e l’imminente viaggio – continua -, abbiamo deciso di far dare una rinfrescata al locale e così il 23 mattina un pittore di nostra fiducia si è recato al bar per iniziare il lavoro”.

“Eravamo in aeroporto – racconta – quando è arrivata la chiamata che ci ha fatto raggelare. Il pittore ci informava che l’ex titolare si era presentato nel locale con due poliziotti. Mi passano un agente che mi dice che mi dovevano togliere le chiavi del negozio in quanto non ero io la padrona. Lo supplico piangendo dicendogli che non è così, ma ero lontana e non potevo fare nulla. Gli dico anche se poteva tenerle lui e aspettare il mio ritorno. Il poliziotto, seccato, mi risponde che le chiavi le avrebbe consegnate al vero proprietario. Tutto questo senza nessun documento che attestava la consegna delle chiavi. Abbiamo saputo che erano poliziotti perché riconosciuti dal nostro ragazzo di fiducia e perché, dopo aver chiamato il commissariato, loro stessi hanno sottolineato che gli agenti avevano agito sbagliando, ma che non si poteva tornare indietro”.

Rosaria e il compagno, increduli per quanto accaduto hanno saputo solo dopo che l’ex titolare la sera del 22 agosto si era recato da un avvocato facendosi fare una raccomandata in cui si diceva che il bar era stato dato in prova per 10 giorni. “Una cosa non vera che non era nemmeno scritta sul contratto. Noi abbiamo pagato la licenza per intero”.

“Durante una mia protesta fuori dal bar – racconta Rosaria – alcuni agenti mi hanno fermato dicendomi di rivolgermi al Commissario perché coinvolti due colleghi, dicendomi che certamente mi avrebbe aiutato. Da allora, né io e né il mio avvocato, Giovanni Salierno, abbiamo avuto una chiamata. L’unica cosa che abbiamo saputo è che il Pm ha appena notificato la conclusione delle indagini”.

Nel frattempo si è scatenata una battaglia sui social dove Rosaria e il suo compagno sono stati appellati miserabili e ladroni. “A me non interessa nulla. Io voglio giustizia per il mio bar. Lui, i poliziotti e altre persone hanno sbagliato e devono pagare”.

“In questo anno e mezzo – sottolinea – abbiamo scoperto che una persona in nostra assenza si è presa la briga di rescindere il contratto con il metronotte, che abbiamo pagato noi. Per fortuna in una chiamata, che ho registrato, lo ha ammesso. Abbiamo scoperto che l’ex titolare è andato all’Enel e ha disdetto il nostro contatto facendone uno nuovo intestato alla sua fidanzata. Mentre il bar era sotto sequestro lui è entrato e ha pittato con la nostra pittura”.

Tra le varie testimonianze c’è una che è la chiave che potrebbe finalmente dare giustizia a Rosaria. Si tratta del commercialista dell’ex titolare che ha affermato il presunto raggiro messo in piedi dall’uomo, consegnando a Rosaria anche il contratto che lei non aveva ancora perché doveva essere registrato. “Io non smetterò mai di ringraziarlo perché è una persona onesta che ha raccontato tutta la verità”.

“La cosa che ho capito – conclude Rosaria – è che in questa città pur di far soldi si potrebbe fare di tutto. Sono triste e non vedo l’ora che finalmente sia risolta questa faccenda. Lui si è permesso anche di togliere dal bar l’attrezzatura e la merce che noi abbiamo comprato con i nostri soldi. Voglio giustizia”.

Ovviamente chiunque si senta tirato in ballo in questa vicenda, siamo a completa disposizione qualora voglia dare una propria versione dei fatti.