L’aumento di contagi da coronavirus sta mettendo sotto pressione tutto il sistema sanitario regionale, in particolar modo le Asl e i Dipartimenti di Prevenzione. Da più parti ci giungono segnalazioni di disservizi, mancate comunicazioni, difficoltà a parlare con qualcuno per avere spiegazioni e via dicendo.

Quella che segue è la storia di un lettore di Palo del Colle, una odissea, come la chiama lui. Ferma restando la buona fede, la buona volontà e l’abnegazione di chi si sta prodigando nella gestione dell’emergenza, resta il fatto che il sistema, a diversi mesi ormai dallo scoppio della pandemia, necessita di urgenti migliorie.

“La mia odissea comincia al rientro da una breve vacanza con una coppia di amici e una di parenti. Tornati a Bari il 17 agosto, un cugino avverte linee di febbre, come io del resto. Spaventato, si reca all’ospedale Di Venere, dove senza alcuna visita, viene sottoposto all’esame del tampone. Da lì a 2-3 giorni risulta positivo”.

“Come da procedura viene avviato il tracciamento dei contatti stretti, e dopo una decina di giorni, il 27 agosto, vengo chiamato con numero anonimo da qualcuno a nome della Asl. La voce al telefono mi dice che il giorno seguente, con la mia compagna e la nostra bambina di appena 20 mesi, saremo stati sottoposti a tampone. Nella telefonata vengono chieste le generalità di tutti noi, un indirizzo email, i riferimenti del medico curante e del pediatra. Tre giorni dopo, sabato 29 agosto, arriva una mail dal Dipartimento di Prevenzione in cui ci comunicano che siamo in isolamento domiciliare fiduciario sino 31 settembre”.

“Trattandosi di un palese errore, visto che settembre ha 30 giorni, cerco di contattare il numero riportato sulla mail del Dipartimento, numero messo a disposizione per la gente in isolamento, ma senza successo; provo a mandare una mail all’indirizzo da cui ho ricevuto la notifica, ma anche in questo caso senza nessuna risposta. Arrivati a lunedì 31 agosto, riprovo a contattare il numero indicato nella mail e così riesco a parlare con una dottoressa; le spiego la situazione e mi sento dire che a lei non risultava il mio nome in carico”.

“Da qui – commenta il nostro lettore amaramente – partono le incompetenze del sistema di sorveglianza. Dopo una serie di peripezie si arriva al nome della dottoressa che ha in carico la mia pratica, a questo punto le faccio notare i due errori riportati sulla mail, uno che la data di nascita mia e della mia compagna erano le stesse e l’altra che il mese di settembre, da sempre è formato da 30 giorni e non da 31. In ogni caso, io e la mia compagna risultiamo positivi, mia figlia fortunatamente negativa”.

“Il 9 settembre veniamo sottoposti al 2° tampone, il giorno prima che scada l’isolamento. Dopo due giorni, l’11 settembre, chiamo per avere i risultati; io positivo, la mia compagna e nostra figlia negativi. Il 21 veniamo sottoposti al 3° tampone, stavolta a 3 giorni dalla scadenza dell’isolamento, fissato per il 24. Chiamo il 22, risultiamo io positivo e fortunatamente la mia compagna e mia figlia negativi. Da notare che avremmo dovuto eseguire il tampone il giorno 20, ma a detta della dottoressa, la squadra se ne era dimentica”.

“Arriviamo così al 27 settembre, quando veniamo sottoposti al 4° tampone, di cui siamo in attesa dell’esito; anche stavolta sarebbero dovuti venire il giorno prima, il 26, ma a detta della dottoressa avevano ancora una volta dimenticato i nostri nomi. Lei stessa mi ha riferito che avrebbe denunciato il tutto ai suoi superiori”.

“In tutto questo arco di tempo ho avuto telefonate accese con la dottoressa del Dipartimento, in quanto non veniva rispettato il protocollo per l’isolamento, non abbiamo mai ricevuto una telefonata per sapere in nostro stato di salute, considerando che io sono diabetico e iperteso, mentre la mia compagna è incinta, con minacce di aborto, e necessita di visita ginecologica e punture”.

“Ad oggi siamo ancora in isolamento, la mia compagna è entrata nel 3° mese è ha urgente bisogno di una visita ginecologica e di una terapia adeguata, ma nessuno dice e fa qualcosa, allora mi chiedo, perché ci lamentiamo quando la gente impazzisce? Se la mia compagna abortisce a chi devo la colpa? Oggi, 28 settembre, mi arriva una chiamata dalla dottoressa della Asl per sapere come sto e se ho fatto il tampone, visto che ieri mi ha mandato un sms a cui non ho risposto. Questo mi fa capire che sei fai la brava persona non sei considerato, se alzi la voce invece si”.

“In tutto questo anche il Comune dove risiedo ha avuto le sue pecche. Vengo contattato intorno ai primi di settembre da un’operatrice della Polizia Locale; oltre a fornirmi un numero della Protezione Civile per la spesa di farmaci e beni di prima necessità, mi dice che devo conferire la spazzatura il lunedì, mercoledì e il venerdì dopo le 12:30 fuori dalla porta di casa mia”.

“Faccio presente che abitiamo in un condominio, che il conferimento della spazzatura avviene fuori dal nostro cortile, e dunque ero impossibilitato a seguire tale disposizione in quanto avrei violato l’isolamento ed avrei potuto contagiare qualche condomino. Per tutta risposta, mi dice che l’operatore non può salire a prendere la spazzatura e che avrebbe chiesto al dirigente della ditta che si occupa del ritiro della spazzatura, se potesse far avvicinare l’operatore sotto al balcone in modo tale da poter calare la spazzatura”.

“Ovviamente mi rifiuto, ritenendo la cosa inaccettabile; dopo tante discussioni arriviamo a un compromesso. Quando l’operatore, mi chiama ed io gli metto la spazzatura, rigorosamente in doppia busta, nell’ascensore”.