“Le indagini per ricostruire l’accaduto sono ancora in corso, ho avuto la cartella clinica di Alessandro e l’ho affidata ai consulenti medici. Per ora non sono ancora riuscito ad avere le immagini della telecamera di sorveglianza montata nella stanza”. Leopoldo Di Nanna, l’avvocato a cui la famiglia del 25enne residente a Mola suicidatosi il 21 giugno scorso nella camera del reparti di Psichiatria dell’ospedale Perinei di Altamura, dove era ricoverato, fa il punto sulla situazione.

“Vogliamo accertare se ci siano delle responsabilità sotto il profilo di negligenza o colpa – prosegue il legale – era ricoverato già da una decina di giorni, stiamo cercando di capire se gli siano stati somministrati dei farmaci per stabilizzare l’umore, affinché una persona depressa possa reprimere questo istinto verso il gesto estremo”.

“Appare abbastanza chiaro che dietro ai monitor della sorveglianza non c’era nessuno a controllare, altrimenti sarebbe intervenuto per impedire l’accaduto. A nostro avviso è necessario vigilare H24, anche in considerazione del tipo di pazienti ricoverati, altrimenti monitor e telecamere non hanno senso”.

“Abbiamo avuto il cellulare di Alessandro – aggiunge – dobbiamo capire quali altri elementi emergono fra le telefonate. Nei giorni precedenti aveva fatto diverse chiamate ai familiari, rappresentando uno stato di forte disagio e situazioni incresciose con alcuni del personale”.

“Ho chiesto tramite pec le riprese della telecamera di sorveglianza installata nella sua stanza, anche dei giorni precedenti al decesso, ma la direzione dell’ospedale si è trincerata dietro motivi legati alla privacy – sottolinea – e me le ha negate costringendomi a una nuova formale diffida, che sfocerà nel ricorso all’Autorità Giudiziaria in caso di ulteriore diniego”.

La triste vicenda è corredata anche di episodio increscioso. Al momento dei preparativi per la cerimonia funebre, come abbiamo avuto già modo di scrivere, i parenti del ragazzo hanno trovato la salma in pessimo stato di conservazione, dato che forse per un disguido non è stata posta nella cella frigorifera.

“Ricorreremo alla magistratura civile e penale per tutelare a questo punto i diritti delle persone offese e dei parenti – conclude l’avvocato Di Nanna – sono ancora tutti sgomenti per quanto accaduto, prima e dopo il decesso”.