AGGIORNAMENTO 3 NOVEMBRE: La risposta del Miulli e scuse del paziente

Gianfranco Virgilio, 61 anni, è un operatore socio sanitario dell’ospedale della Murgia di Altamura, da sindacalista Usppi ha combattuto decine di battaglie nel tentativo di vedere migliorare la sanità pugliese. Sabato scorso ha provato sulla sua pelle quanto la sopravvivenza in certi casi possa essere una roulette russa. La storia che ci racconta, mentre è ancora in un letto del reparto di Cardiologia dell’ospedale Di Venere di Bari, è piena di assurdità e paradossi.

La morale? Se hai santi o amici nel paradiso di quelli che indossano un camice bianco o una divisa verde per passione, puoi sperare di salvarti. In caso contrario, muori, come dice lui: da fesso. Alle 15.15 di sabato scorso, Gianfranco Virgilio inizia ad avere dei dolori al petto, alle braccia. È convinto di avere un infarto, ma decide di non chiamare il 118, perché alcuni medici dell’emergenza urgenza gli hanno detto che il tablet della telecardiologia non funziona se non c’è connessione internet e a casa sua, a Cassano delle Murge, non c’è segnale.

Arriva un amico infermiere che lavora come lui ad Altamura. Vanno di corsa all’ospedale Miulli di Acquaviva, perché lì c’è l’Emodinamica. Al pronto soccorso fa il triage e poi viene rispedito in sala d’attesa. I dolori aumentano. L’amico infermiere lo mette su una barella e lo riporta dentro. Un medico, senza visitarlo, permette all’infermiere di somministrargli un medicinale per la pressione, che intanto schizza a 190, con la minima a 110. I dolori non si placano, sembra che il cuore debba schizzare fuori dal petto.

A quel punto il solito amico lo mette su una sedia a rotelle e lo porta in Cardiologia, ma i tempi si allungano. Il tira e molla dura più di tre ore. Il sindacalista ricorda di avere un amico cardiologo all’ospedale Di Venere. Lo chiama. Nonostante sia fuori servizio, il cardiologo corre in ospedale, dove viene preparato tutto per un intervento tempestivo. Gianfranco Virgilio resta cinque giorni in terapia intensiva, dopo essere stato sottoposto all’angioplastica per l’impianto di due stents per due lesioni a una coronaria.

Senza quella telefonata, come purtroppo sarebbe potuto capitare a qualunque poveraccio, avremmo potuto raccontare un’altra storia. In diversi momenti della narrazione il sindacalista piange, si commuove. Gioia, rabbia, voglia di giustizia si mescolano. Uscito dall’ospedale parlerà col suo legale affinché un giudice possa fare chiarezza e individuare eventuali responsabilità. Il suo è un monito, affinché episodi simili non si verifichino più. Ci piace credere che un giorno possa succedere davvero.

Essendo scappato, senza firmare le dimissioni, è probabile che per il sistema sanitario regionale Gianfranco Virgilio sia ancora nella sala d’attesa del pronto soccorao dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti e contemporaneamente ricovertao nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Di Venere, a Bari.