Il sequestro del frequentatissimo lido Cala Paura, a Polignano a Mare, ha fatto il giro della provincia. La maggior parte dei baresi almeno una volta ci sono andati e questo ha scatenato i social. I commenti più diffusi sono anche stati i più ovvi, la considerazione: “Sta lì da anni e solo ora se ne sono accorti?” è rimbalzata tra i posti di molte bacheche Facebook, sotto la notizia.

Noi a Cala Paura ci eravamo stati poco più di un mese fa, proprio per raccogliere le lamentele del titolare, Oronzo Pellegrini. Lamentele, per la verità, note a tanti, anche perché riportate sul sito internet del lido, oltre che su alcune locandine affisse sulle pareti del chiosco al lido.

Oronzo ha raccontato e messo nero su bianco quello che ritiene un ingiustificato accanimento nei suoi confronti che si protrae, a detta del titolare, da ben 25 anni. In estrema sintesi, il che è tutto dire, la storia inizia nel 1989, quando, ottenuto il permesso di installare 10 pedalò e ripulita la spiaggia, presenta la domanda per ottenere la licenza di aprire un bar. Si rivolge ai vigili urbani e il maresciallo elenca una serie di documenti, tra cui la concessione demaniale, documento a suo dire difficile da ottenere. Quando Oronzo dichiara di esserne già in possesso, l’umore del maresciallo si scurisce, strappa il foglio dove aveva elencato i documenti necessari e sbotta che quella lista devono ricordarla a memoria.

Passano alcuni anni e nel ’93 viene presentato un progetto per la realizzazione di uno stabilimento balneare. Comune di Polignano e capitaneria di porto di Monopoli approvano, ma la Capitanerria di porto di Bari no: il motivo è che per quest’ultima Polignano non sarebbe un paese turistico. Nel ’94 viene presentato un progetto per la realizzazione di un gazebo, bocciato dopo due anni di insabbiamento in Regione, nel ’95 un nuovo progetto di spiagga attrezzata, questo rimarrà bloccato in Regione per ben cinque anni, prima di esserer approvato.

Intanto, ottenuta dal Comune di Polignano l’autorizzazione a erigere una struttura rimovibile in legno, nel 2001 viene presentata domanda per poter installare cinque pedalò nella spiaggia di Porto Cavallo. Dopo un mese dall’inizio dei lavori di pulizia e adeguamento dell’area, la Capitaneria di Monopoli comunica ai gestori un esposto e consiglia loro di rivolgersi alla Polizia Municipale di Polignano per maggiori chiarimenti. Nell’esposto è riportata la lamentela di una donna sulla situazione del lido, ma l’unica firma in calce è quella del comandante della Polizia Municipale di Polignano e non quella del querelante.

Nel 2003 viene chiesto alla Municipale un sopralluogo per mettere in sicurezza in gazebo, in vista dei fuochi d’artificio per la festa di san Vito. Nessuna risposta. Prima della festa, durante un sopralluogo della Capitaneria di Monopoli, in presenza dei Vigili, gli uomini della Capitaneria fanno notare che il gazebo in questione non è in sicurezza, ma la Municipale ribatte di non essere a conoscenza di quella struttura. I gestori a quel punto tirano fuori una copia protocollata dalla Polizia Municipale della richiesta di sopralluogo per quel gazebo che i Vigili affermavano di non conoscere. Viene trovato un compromesso, la struttura è messa temporaneamente in sicurezza, con l’impegno di regolarizzare la situazione. Passata la festa e recatosi in Comune per ritirare le carte che a questo punto dovrebbero essere messe in regola, Oronzo scopre che l’autorizzazione è stata ritirata. Subito viene presentato un ricorso al TAR, ma la pratica rimane sospesa per cinque anni, finchè non scade.

Le disavventure continuano. Una variante per i servizi igienici prima approvata e poi ritirata dal Comune nel 2005, un’autorizzazione per l’apertura nei mesi estivi autorizzata dall’Asl ma negata dalla Polizia Municipale che chiede un’agibilità mai chiesta fino ad allora, fino al 2009 quando Oronzo chiede ai Vigili che gli vengano forniti i bidoni per la differenziata e che venga disposto per il lido il ritiro della spazzatura. La Municipale puntualmente rifiuta. Oronzo si rivolge al Nucleo Ecologico della Guardia di Finanza che, a sua volta, scrive ai Vigili per sbloccare la situazione. Dopo l’intervento delle Fiamme Gialle, la Municipale giunge al lido munita di documenti e verbali per il controllo puntiglioso di ogni singola parte dello stabilimento. I vigili contestano diverse violazioni: la costruzione di opere murarie erette col permesso del Comune, i servizi igienici e le cisterne, il mancato possesso di un’autorizzazione amministrativa. L’attività viene chiusa. Oronzo presenta un’istanza al Tar che concede una sospensiva, ma dopo un anno il Tribunale Amministrativo boccia il ricorso, a detta del titolare, senza specificare la motivazione.

Sulla scorta di questo, nel 2011 Oronzo ricorre al Consiglio di Stato, ma nel 2012, il 26 settembre, il Tribunale di Bari, sezione distaccata di Monopoli, lo convoca per discutere sulle autorizzazioni amministrative. Il provvedimento penale prevede, trattandosi di una situazione di poco conto, di poter ricorrere all’oblazione, un procedimento di estinzione del reato tramite il pagamento di una piccola somma. Perciò Oronzo accetta, paga uno schiaffetto sulle mani e risparmia 2mila euro di spese processuali, oltre alla perdita di tempo.

Insomma, la storia va avanti tra colpi e contraccolpi e il recente sequestro sembra l’ultimo capitolo, solo in termini di tempo, di una storia che non accenna a concludersi a breve. La vicenda farà certamente discutere ancora, noi ovviamente restiamo a disposizione di chiunque voglia chiarire o aggiungere altri elementi.