L’Amtab è un malato terminale e i passeggeri rischiano la vita ogni giorno. La situazione è preoccupante, e non parliamo di conti e bilanci. Quella è un’altra storia. Nella foto d’apertura – scattata qualche ora fa – c’è la sintesi del momento nero della municipalizzata del trasporto pubblico barese: a sinistra una signora esausta aspetta il numero 6 da più di 40 minuti; a destra un altro mezzo della linea 6 è fermo per un guasto. Sarà rimorchiato dopo quasi tre ore.

LA CRONACA

L’autobus parte alle 8.23 da Parco Domingo. Neppure il tempo mettere la prima e l’autista si accorge che esce del fumo. Ormai non cis i fa quasi più caso. È abituato a molto peggio. Dall’azienda arriva la disposizione: tira fin quando è possibile. Ormai si viaggia a vista e gli autobus escono dalle officine rattoppati, non riparati. Il conducente tira, tira, ma poi la molla si spezza poco prima di arrivare in via Robert Kennedy, a Poggiofranco. Il fumo diventa sempre più intenso e scuro. Scedono tutti. A quel punto l’amara scoperta. Per alcune centinaia di metri l’autobus ha perso olio; litri e litri di olio, creando chiazze pericolosissime, soprattutto per i motociclisti. L’autista avvisa i vigili e corre a piedi al più vicino distributore di carburante. Cerca della segatura. Alla fine il benzinaio lo aiuta a procurarsi della terra nel giardino di uno stabile di via Papa Pio XII. Per fortuna fino a quel momento nessuno è scivolato. Una pattuglia di vigili ubani resta bloccata per evitare il peggio.

I PRECEDENTI

Se fai l’autista all’Amtab sei consapevole che, pur considerandoti molto fortunato, può capitarti qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Lo sa bene il nostro precario. Due settimane fa lo stesso autista guidava l’autobus sulla statale 16 bis. A pochi metri dai tremendi curvoni di Palese esplode un tubo dell’aria. Il mezzo è ingovernabile, ma l’autista riesce a fermarsi appena in tempo, oltre quel maledettissimo tratto di strata, poi, a piedi, torna indietro sfidando la sorte per posizionare il triangolo. Nell’autobus, anche in questo caso, ci sono una ventina di spaventati passeggeri. Lunedì scorso, invece, l’ennesimo stop. Ancora una volta la linea 19. Siamo in via Napoli.

LA SITUAZIONE GENERALE

Una trentina di mezzi restano ogni giorno fermi in officina. Non ci sono fondi e le casse sono vuote, senza contare i debiti accumulati negli anni (circa 10 milioni di euro). Mancano gli uomini oltre ai mezzi. Un esercito di precari, dipendenti andati in pensione e non sostituiti e nemmeno un capo del personale. Una condizione complicatissima in attesa dei finanziamenti promessi dalla Regione e quelli che dovrà stanziare nel prossimo bilancio il Consiglio comunale. Sì, ma quando? Ormai si va a tentoni. Non si possono neppure scegliere gli autobus più sani da mettere in strada, perché autobus completamente sani non ce ne sono. Ogni uscita è un terno al lotto. Non è più un eufemismo parlare di emergenza.