È bastato un “ciao”, il primo formale “buongiorno” scambiato sul luogo di lavoro per tracciare le linee di congiunzione tra le vite di Laura Diaferia e Veronica Lovreglio. Una bozza d’amore segnata a matita che è diventata uno splendido quadro ad olio dopo 3 anni, quando queste due donne pugliesi, amiche e amanti preziose nella loro intelligente complementarietà, si sono unite civilmente il 22 giugno 2023 nella loro città, Cassano delle Murge. La cerimonia, che doveva essere intima, è stata ripresa dalle testate giornalistiche in quanto primo esempio di nozze Lgbtq+ nel paese barese, ma ancor di più perché celebrata dalla consigliera comunale avvocatessa Raffaella Casamassima, fondatrice e presidente dell’associazione “No more – Difesa Donna” che collabora con il centro antiviolenza di ambito, e tesserata di Fratelli d’Italia.

In tempi in cui l’opinione pubblica e l’Italia intera si spaccano dinanzi alle prese di posizione del Governo Meloni sulla gestazione per altri o le trascrizioni dei figli di coppie omogenitoriali, il matrimonio di Laura e Veronica non stupisce per la presenza di due spose pronte a scambiarsi le fedi nuziali, ma perché colei che le ha dichiarate mogli è una professionista, una politica vicina alla destra; eppure nel 2023 dovrebbe esserci ben poco da meravigliarsi dinanzi a una donna pronta a unire civilmente due sue care amiche, emozionata più di loro per quel sì, commossa come non mai nell’udire le loro promesse. Ma basta ascoltare Laura, Veronica e Raffaella, guardare come si alternano nella narrazione di quella giornata di festa, sentire come le loro voci non si accavallano mai nel racconto e nella spiegazione delle loro divergenti opinioni, sempre complici e rispettose dei ritmi delle altre, per capire come le emozioni, le solidarietà, le empatie siano in grado di andare ben oltre il genere, le etichette, il colore politico e le ideologie.

Ragazze raccontatemi un po’ la vostra storia. Come vi siete conosciute?
V.: “Ci siamo incontrate 3 anni fa nell’azienda di imballaggi per cui lavoriamo. Io sono originaria di Corato, mentre Laura di Bari, ma entrambe viviamo da anni a Cassano. Tutto era chiaro già dal ‘ciao’. È stato un colpo di fulmine, che non credevo esistesse prima di incontrarla. Abbiamo tantissime cose in comune, siamo molto simili, forse è questo che ci ha avvicinate molto”.

Quando avete incontrato Raffaella?
“Conosciamo Raffaella da tanto, soprattutto per il centro antiviolenza che gestisce a Cassano. La stimiamo da sempre e poi è diventata il nostro avvocato. Credici, non ci abbiamo pensato due volte nel chiederle di celebrare il nostro matrimonio. A prescindere da tutto, da destra o sinistra, perché anche quello finisce per essere un’etichetta. L’amore è uno e non va etichettato in nessun modo. Già il fatto che è una donna che difende le donne per noi è fondamentale… non potevamo desiderare di meglio”.

Raffaella per te è stata la prima volta in cui hai celebrato un’unione civile?
“Sì, assolutamente. Io ero emozionatissima. Ancora adesso lo sono, parlo per sensazioni personali. È già bello quando unisci persone che ti sono care, ma ancora di più se invece questa istanza viene da una coppia di donne che, ahimè, ancora negli anni in cui siamo purtroppo è soggetta a discriminazione e violenza… A un certo punto mi sono guardata, le ho guardate ed è come se mi fossi vista allo specchio. Ho visto davanti a me due donne, non ho guardato il loro sentire, il loro provare, il loro modo di amare. Io avevo semplicemente davanti a me due donne che vogliono stare insieme e mi hanno chiesto di unirle in matrimonio. Mi sono sentita donna tra donne, non ho avvertito nessun tipo di differenza”.

Il tuo partito come ha reagito dinanzi alla notizia che hai celebrato l’unione civile di Laura e Veronica?
“Bene. Non ho ricevuto nessuna telefonata e soprattutto non capisco perché avrei dovuto averla. Poi voglio specificare che in consiglio comunale non c’è una rappresentanza di FdI. Il gruppo di cui faccio parte e che ha costituito l’opposizione si chiama ‘Cassano Avanti’ ed è una lista civica, in cui ci sono diverse realtà, un diverso sentire ideologico se vogliamo metterla da questo punto di vista. Io sono tesserata FdI e sono andata anche in diverse trasmissioni sotto l’etichetta ‘FdI’. Tutta la mia attività politica è coerente con il programma e la visione di Fratelli d’Italia. Se io devo esprimere un’opinione riguardo a temi nazionali sicuramente guardo al pensiero di FdI, perché quello è il mio partito”.

Ragazze come è stata la cerimonia?
V.: “Bella, ma è durata pochissimo. Non credevo ci avrebbe emozionato così tanto. Siamo andate a dormire serene e il giorno dopo ci siamo svegliate con il nodo in gola. Ma non è finita qui, perché il 22 luglio ci attendono i festeggiamenti in grande stile, con tanto di abito bianco e total black”.
R.: “Forse quella che aveva più ansia per la cerimonia ero io! Loro la stavano vivendo come una cosa formale, invece io mi chiedo se si siano rese conto di quello che hanno fatto (ride)”.
L.: “Nel momento in cui Raffaella ci ha unite e nei giorni seguenti, io e Veronica ci guardavamo la fede e non credevamo ancora ai nostri occhi: ‘Ma quindi ci siamo sposate?!’. Ne abbiamo preso atto pian piano, ma lo volevamo da tantissimo. Basta pensare che ci siamo sempre chiamate e presentate una come la ‘moglie’ dell’altra. È un anno e mezzo che viviamo insieme già. Solo che ora abbiamo la fede…”
R.: “In realtà è cambiato anche tanto altro. Anche perché dall’unione discendono obblighi e doveri. Io ho applaudito quando è entrata in vigore la legge sulle unioni civili perché era un passo necessario secondo me, andavano regolamentate queste relazioni tra persone dello stesso sesso. Lo dico da giurista e da avvocato di diritto di famiglia. Poi su altro la vedo in un modo diverso. Ma questo era un passo necessario”.

I vostri familiari e amici come hanno preso questa decisione?
“Benissimo. Ci amano tutti fin dal primo momento e ci hanno sempre sostenuto”.

Come ha risposto Cassano?
V.: “Molto bene. Nei giorni successivi alle nozze tutti ci facevano gli auguri per strada, ma si notava proprio la sincerità nei loro occhi e sorrisi. Ciò che ci ha lasciato perplessi è che nessuno dell’amministrazione ci fatto gli auguri, né il sindaco né altri. Forse si aspettavano che scegliessimo qualcuno della maggioranza per celebrare le nozze. Io sono di sinistra, potevo benissimo farlo, ma non l’ho fatto perché ho stima di Raffaella, a prescindere dal suo partito d’appartenenza. Ho scelto lei come persona”.
R.: “Questo è un aspetto interessante. L’attuale amministrazione di Cassano delle Murge è formata da liste civiche, per lo più da componenti di Pd e 5 stelle, parte politica che non si è degnata di fare gli auguri alle ragazze. Anche questo è un dato importante. Festa dei popoli, integrazione, tutto ideologicamente a sinistra e poi queste due ragazze non esistono?! Ci sono cose che vanno oltre tutto, bisogna restare umani” .

Ragazze vi considerate una famiglia? Come vi vedete tra 10 anni?
“Noi siamo una famiglia. Anche se non abbiamo figli e non abbiamo intenzione per nostra scelta di “comprare” bambini, come qualcuno ha detto. In compenso, abbiamo 3 cani che amiamo e sono a tutti gli effetti la nostra prole”.

Neanche se fosse legale l’adozione li adottereste?
V.: “Al momento non ci pensiamo. Se dovesse scaturire in noi quel qualcosa in più, magari sì”.
L.: “Secondo me se fosse possibile lo adotteremmo, per dare amore e una famiglia a un bambino. Quindi perché no, magari”.

Che ne pensate della gestazione per altri?
“Non siamo contrarie alla gestazione per altri. Crediamo sia una scelta molto personale. Ogni donna ha diritto di scegliere su di sé cosa vuole fare. Quindi se una donna decide di concepire un bambino, portarlo in grembo e donarlo a persone che non possono averne, a omosessuali, perché no. Se può servire sì. Siamo per la libertà di scelta”.

Avrete sentito che stanno discutendo alla Camera il disegno di legge del Governo Meloni che vorrebbe rendere reato universale la gpa, già illegale in Italia…
“Non siamo d’accordo. Per noi i reati universali sono altri, speriamo che non venga approvato”.

Raffaella leggo del disappunto sul tuo volto.
“Io sono contro la gestazione per altri nella maniera più assoluta. Non ho voluto toccare questo tema con le ragazze perché ritengo sia qualcosa di molto intimo. Faccio un esempio, a me spesso chiedono perché non abbia figli e la mia prima risposta è sempre: ‘Perché ti interessa? Quali sono i fatti tuoi?’. Per questo non ho trovato mai opportuno porre a Laura e Veronica una domanda così intima in merito ai figli. Secondo me non sono decisioni facili da prendere. Io ritengo che la gpa sia una violenza contro le donne e auspico sicuramente che diventi perseguibile anche se commessa all’estero. Ritengo, però, che se proprio una coppia omosessuale ha deciso di intraprendere quella strada – se poi dovesse diventare reato universale se ne assumerà le responsabilità anche penali – debba intraprendere la strada delle adozioni speciali, come avviene per le coppie eterosessuali. Io e mio marito, per esempio, abbiamo fatto istanza di adozione e non è assolutamente vero come molti dicono che è costosa, perché non abbiamo speso nemmeno una marca da bollo. Non è un iter lungo perché non abbiamo impiegato più di 8 mesi per questo percorso. Così come sulle coppie eterosessuali viene posta la lente di ingrandimento su dichiarazione dei redditi, precedenti penali e mutui familiari, ritengo che questo stesso percorso debba farlo il genitore sociale, sempre nell’interesse del minore”.

Ovviamente capisco che sul tema tutte e tre la pensiate in modi molto differenti…
“Sì, ma ci rispettiamo molto. Rispettiamo il punto di vista di Raffaella e lei rispetta il nostro”.

Secondo te, Raffaella, non c’è il rischio che con l’approvazione del reato universale di gpa si metta in pericolo anche la fecondazione eterologa, che è legale in Italia per le coppie eterosessuali?
“La fecondazione eterologa esiste per le coppie eterosessuali quando alla base c’è la sterilità e per le coppie omosessuali la sterilità c’è per natura; cioè due donne non possono generare così come due uomini. Io non sono d’accordo con la fecondazione eterologa francamente, perché lì secondo me si va oltre. Bisogna comprendere che non si ha diritto ad avere figli, non si ha diritto a essere genitori, ma sono i bambini che hanno diritto ad avere una famiglia. Questo è anche lo spirito dell’adozione, dell’affidamento familiare, è una mission. Rispetto chi fa l’eterologa; io e mio marito non viviamo la condizione di sterilità, ma mi metto nei panni comunque di chi lo è e ha intrapreso quella strada, ma io non sono d’accordo”.

Per quanto riguarda le impugnazioni da parte della Procura delle trascrizioni dei figli nati e cresciuti da coppie omogenitoriali, che ne pensi Raffaella?
R.: “Credo che il problema sia a monte, nel senso che non avrebbero dovuto procedere alla trascrizione perché la gpa è vietata in Italia e quindi è chiaro che si siano venuti a creare questi problemi dal punto di vista sociale e giuridico. Non è una questione da poco. Io rispetto pienamente tutte le preoccupazioni del mondo Lgbtq+ perché giustamente si chiedono: ‘Se a questo bambino dovesse succedere qualcosa? O se al genitore naturale dovesse succedere qualcosa, che fine fa il minore?’. Per questo bimbo si apre la tutela così come si aprirebbe nel caso in cui ci fosse solo un genitore e l’altro non ci fosse. La Corte Europea di Strasburgo ora ha dato un indirizzo preciso, ovvero, che questi figli non andavano comunque registrati. Io ho letto il ricorso della Procura di Padova, dove addirittura l’altro genitore, una donna in questo caso, era stata registrata come moglie, il che non è possibile perché giuridicamente moglie e marito sono quelli del matrimonio fra eterosessuali. È chiaro che c’è una voglia, un desiderio, una spinta del mondo omosessuale di voler essere riconosciuti alla stessa maniera delle coppie eterosessuali, e credo che questo sia totalmente legittimo. Però non si può non fare i conti con una legislazione nazionale, da questo non si può prescindere. Se io domani mi alzassi e decidessi che sento una cosa, tanto da volerla fare per forza, finendo per andare contro la legge, allora sarebbe il disordine. Cioè paradossalmente sono state le coppie omosessuali a mettere i bambini in queste condizioni, non avrebbero dovuto o almeno, dal momento che sapevano che in Italia è così, avrebbero dovuto restare all’estero. Non devono mettere i minori nella condizione di essere giudicati”.

C’è chi dice che questo blocco delle trascrizioni o la proposta di reato universale per la gpa sia solo propaganda, un segnale politico della destra al Governo per discriminare le coppie Lgbtq+…
“Ma ti pare che io discrimini le coppie omosessuali?! Penso che la sinistra sia in grande difficoltà perché la verità è che molti omosessuali guardano con favore al Governo Meloni, alla presidente stessa. Quindi la questione famiglia tradizionale, odio razziale, omofobia è solo un’arrampicata sugli specchi. Non dobbiamo dimenticare che anche a sinistra c’è una forte corrente cattolica, ecco il discorso culturale di cui parlavo prima. Non si può far finta che non vi sia. C’è una forte resistenza culturale, sociale in Italia. Poi ci sono anche molti gruppi di femministe che non vogliono la gpa. Non ci dimentichiamo che la legge Cirinnà è passata perché si è trovato l’accordo sull’affossamento della stepchild adoption, altrimenti non sarebbe stata approvata. Allora quante persone, quanti partiti si professano pro e poi in realtà la pensano come la destra?! Tantissimi. Quanti del Pd non hanno votato la stepchild adoption?! Noi siamo coerenti. Meloni ha detto durante la campagna elettorale che non verranno toccate le unioni civili e così è, perché ormai quelli sono diritti acquisiti. Però la gpa è la mercificazione del corpo, non c’entra proprio nulla con i diritti”.

Ho letto molti commenti sotto l’articolo che parlava delle vostre nozze. Del tipo: “Ma basta con questo circo, che noia. O esibizionismo o vittimismo. Fatevi conoscere per altro…”; “Auguri e figli maschi”… Come reagite dinanzi a questo genere di frasi?
V.: “Abbiamo riso molto e siamo rimaste allo stesso tempo schifate. Però siamo state contente che ci siano state altrettante persone che hanno praticamente spento e smontato questi odiatori. Hanno fatto le nostre veci”.
R.: “Io ne ho approfittato per fare una bella pulizia tra i contatti… Devo dire però che Cassano ha guardato a questa unione civile come a un atto di civiltà. Sono rimasta sorpresa, ma fino a un certo punto. Ho pensato in un primo momento potessero esserci delle resistenze, invece no, anzi, molti hanno detto ‘era ora’”.
L: “A Cassano ci sono tantissime coppie omosessuali che vivono nell’ombra. Molti hanno paura del giudizio. Noi siamo contente che molte persone che conosciamo ci hanno detto che seguiranno la nostra scelta; dopo la nostra unione civile ne arriveranno tante altre”.
R.: “Leggendo i commenti anche io avrei paura di venire fuori…Il discorso è questo. È sempre il dato culturale; è un po’ come la donna che è vittima di violenza e ha paura di denunciare. La paura del giudizio, dell’attacco. Ad attirare l’attenzione sul matrimonio di Veronica e Laura è il dato politico che le abbia sposate una tesserata di FdI, così come il dato sociologico visto che si tratta di nozze tra due donne in un paese così piccolo. Francamente quando sono stata contattata dai giornalisti non riuscivo a comprendere dove stesse la notizia”.

Ragazze avete partecipato al Pride quest’anno?
“Purtroppo no, dovevamo lavorare. Ma di solito ci andiamo”.

Che significato ha per voi?
“La libertà. È bello perché quando ci siamo andate abbiamo visto persone anche di una certa età che sia affacciavano dalla finestra, ci guardavano cantare, ballare e applaudivano con grande entusiasmo e partecipazione. I Pride che abbiamo vissuto non hanno niente a che fare con quello che vediamo in tv, carri trasgressivi ed esibizionismi che noi non condividiamo affatto. Sono manifestazioni che abbiamo vissuto con molta semplicità, tra gente che sfilava in armonia e tranquillità, percependo da chi ci osservava la stessa serenità”.
R.: “Secondo me rispetto al mondo Lgbtq+ uno dei motivi per cui c’è ancora una resistenza culturale, deriva proprio dal fatto che tantissimi omosessuali e transessuali confondono la libertà con l’ostentazione della trasgressione. Che naturalmente è una botta per un Paese cattolico come il nostro. Se io vado al Pride e sono per l’amore libero, ma poi finisco per vedere persone con il sedere scoperto sul carro, nude e con le maschere e le fruste, un po’ questa cosa mi fa arrabbiare. Per me esiste il senso del pudore. Culturalmente tutto questo crea una resistenza. È un po’ come darci la zappa sui piedi; perché se si vuole cercare di abbattere un muro si deve avere un certo tipo di linea e non si può pensare di sfondare il tetto di cristallo con il culo di fuori. Fai le tue battaglie, in Parlamento e nei luoghi opportuni, ma non così, perché crei l’effetto opposto. I Pride nascono come lotta alle discriminazioni e io nelle natiche in bella mostra non ci vedo nessuna lotta. Si sfocia nella volgarità, così come si sfocia nella volgarità quando le coppie etero commettono atti osceni in luogo pubblico. Il metro deve essere comune, è una cosa da cui non si può trascendere. Tutto ciò che riguarda il genere non è semplice, perché rappresenta l’intimità delle persone; per qualcuno può essere la trasgressione, per altri no”.