“Non vogliamo madrine patinate, che rivelano ignoranza e posizioni retrive sui nostri diritti. Non ci servono popstars per renderci conto del baratro a cui siamo prossimə. Serve una presa di coscienza urgente delle violenze che Bruna rappresenta, sulla sua pelle. E su una denuncia sporta per tortura aggravata”. Così, con questo accorato appello alla sensibilità civile di esseri umani, prima ancora che di cittadini, gli organizzatori del Bari Pride 2023 hanno annunciato attraverso le loro pagine social che sarà Bruna, la donna trans colpita a suon di manganellate da 4 agenti della Polizia Locale a Milano lo scorso 24 maggio, la rappresentante onoraria dell’annuale manifestazione Lgbtq+.
In quest’anno particolare, in cui l’aria sembra farsi sempre più rarefatta per le coppie omosessuali e transessuali – schiacciate in primis dal blocco del riconoscimento all’anagrafe dei loro figli e da un Governo che non vede l’ora di far di loro i capri espiatori di ogni male – il 17 giugno nel capoluogo pugliese un lungo corteo dai colori dell’arcobaleno passeggerà sul lungomare, attraverserà il quartiere Libertà, per ritrovarsi alle ore 16 in piazza Umberto, quel luogo dal forte “valore politico”, che “ha accolto e accoglie le marginalità”. Bari e la Puglia dimostrano di viaggiare fortunatamente controcorrente, lontane dalle malcelate omofobie istituzionali degli ultimi tempi, fatto dimostrato dal patrocinio all’evento, concesso dalla Regione, dal Comune, dal Garante dei Minori e dall’Ordine degli Assistenti Sociali.
Il manifesto di questa 20esima edizione dell’iniziativa in territorio barese, sarà Bruna, la 42enne “senza cognome, per privacy ma anche per infantilizzazione – si legge nel comunicato degli organizzatori -, raccontata dai giornali sempre coi pronomi sbagliati, con l’aggettivo trans usato come sostantivo, con l’ossessione per i suoi genitali”. “Bruna rappresenta tutte le discriminazioni contro cui ci battiamo – continuano -. Una donna trans, razzializzata, vittima di soprusi istituzionali. Bruna per molti è il male, corrisponde a quella disumanizzazione agita dalla politica di Governo attraverso dichiarazioni, sempre più gravi, fino a sfociare nei gesti, a legittimare un sentimento di orrore che cerca giustificazione nella difesa dei bambini”.
“Bruna rappresenta tutta la strada che c’è ancora da fare – asseriscono con amara commozione -. E nominarla madrina onoraria è l’abbraccio di una comunità alle stigmatizzazioni con l’odore della strada, lontano da ogni commerciabilità delle nostre istanze”. L’organizzazione conclude spiegando di aver coinvolto attivamente la donna, mediante la sua avvocatessa. “Bruna si è detta entusiasta e felice della nostra nomina – si legge -. Non escludiamo di prendere parte al procedimento giudiziario che la vedrà coinvolta”.