Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata“. Questa l’ultima decisione della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, che dichiara inammissibili e rimanda al mittente i ricorsi avanzati dalle coppie omosessuali ed eterosessuali italiane che chiedevano di condannare il Paese per aver bloccato le trascrizioni degli atti di nascita dei loro figli, nati mediante gestazione per altri all’estero, e costringendo il genitore intenzionale a intraprendere la procedura adottiva.

Strasburgo ci tiene a sottolineare che la decisione vale per tutti coloro che scelgono di diventare genitori attraverso la pratica di surrogacy, illegale in Italia ai sensi dell’art.12 comma 6 della legge n. 40 del 2004, in materia di norme di procreazione medicalmente assistita. Una pratica riproduttiva di cui si sta discutendo dal 19 giugno alla Camera, a causa del ddl promosso dal Governo Meloni che vorrebbe rendere la gestazione per altri “reato universale”, punendo chi “commette il fatto all’estero” con il carcere da 3 mesi a 2 anni e multe da 600mila a un milione di euro.

La Corte spiega nelle sentenze che “per tutelare i diritti dei minori nati attraverso la maternità surrogata, gli Stati sono tenuti a riconoscere legalmente, per esempio attraverso l’adozione, la relazione tra il bambino e il genitore intenzionale, che non ha con lui legami biologici”. “Il rispetto per la vita privata del bambino – si legge ancora  – richiede che il diritto nazionale offra il riconoscimento legale di una relazione genitore-figlio tra il bambino stesso e il genitore ‘intenzionale’ anche se non legato a lui geneticamente”.

La nota di Strasburgo piomba a pochi giorni dalla decisione della Procura di Padova che ha impugnato ben 33 iscrizioni all’anagrafe di figli di coppie omogenitoriali dal 2017 ad oggi, registrati dal sindaco Sergio Giordani con i nomi di entrambe le mamme. Quest’ultimo è un atto che crea un pericolosissimo precedente, sgretolando famiglie, cancellandole e privando bambini di 6 anni dei loro genitori. Con tali sentenze la Corte dei Diritti Umani sembrerebbe stia strizzando l’occhio allo Stato italiano, che gioca a fare il padre padrone strappando a morsi i diritti dei minori.