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La narrazione di ciò che accadde nella centrale nucleare di Chernobyl, in Unione Sovietica, il 26 aprile del 1986, la conosciamo: il reattore numero 4, a causa di un errore umano durante un test di controllo esplose causando il più tragico disastro nucleare della storia umana. Cosa sia realmente successo e a chi bisognasse imputare la colpa, non è ancora del tutto trasparente. L’incidente generò una nube radioattiva che si espanse in buona parte dell’Europa. Sulla scala INES (scala internazionale degli eventi catastrofici nucleari e radiologici) è stato classificato al massimo livello.

La località in cui avvenne il disastro si trova a circa 100 km da Kiev; Chernobyl, insieme a Pripyat, prese il celebre nome di città fantasma, completamente evacuata ed avvolta progressivamente dalla nube radioattiva che in poco tempo si prese la vita di migliaia di persone (stime ONU e KGB) e causò oltre 100mila sfollati. Quello che è rimasto di Chernobyl nella memoria dei testimoni poi tramandata alle generazioni più giovani è un insieme di palazzi silenziosi, pieni di giocattoli e vestiti, cibo e oggetti accumulati in una vita da parte di persone che hanno dovuto abbandonare tutto e pensare a salvare esclusivamente se stessi e la propria famiglia.

Oggi torna, senza troppo clamore, il rischio di un disastro nucleare. La più grande centrale nucleare del continente europeo si trova a Zaporizhzhia, sulla sponda orientale del fiume Dnipro, nell’Ucraina sudorientale. Nell’ambito dell’aggressione della Russia nei confronti del Paese ucraino, iniziata nel febbraio del 2022 e denominata “operazione speciale” dal Cremlino, gli scontri attorno alla centrale nucleare non si sono mai realmente fermati. Le forze russe hanno occupato Zaporizhzhia nel marzo dello stesso anno. Il 25 agosto le truppe di Vladimir Putin hanno scollegato lo stabilimento dalla rete elettrica ucraina, rischiando di creare un disastro radioattivo perché non avrebbero lasciato i sistemi di raffreddamento a pieno regime, secondo quanto riferito dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky a The Guardian. Mosca continua a rifiutarsi di smilitarizzare la zona attorno alla centrale e le Nazioni Unite hanno incaricato esperti di monitorare la stabilità dei sistemi di sicurezza.

Questa mattina, 26 aprile, proprio in occasione dell’anniversario del disastro di Chernobyl, il governatore ad interim della regione di Zaporizhzhia, Yebgeny Balitsky, ha voluto commentare la situazione odierna sul proprio canale Telegram. Queste le sue parole, riportate anche dalla TASS: “Gli attacchi incessanti delle truppe ucraine sul territorio immediatamente adiacente alla centrale nucleare di Zaporizhzhia costituiscono terrorismo globale. Oggi è il 37° anniversario dell’incidente di Chernobyl. Oggi il mondo è nuovamente sull’orlo di un’altra catastrofe nucleare“.