Il “paziente zero” pugliese, primo infetto accertato dal vaiolo delle scimmie nella nostra regione, di recente era stato in vacanza in Nord Africa con la sua compagna, che al momento però non risulta positiva al virus. La malattia è endemica in alcune zone del continente africano. E proprio di ritorno dal viaggio, il 36enne della provincia di Bari ha notato alcune strane lesioni sul pene. Ha perciò contattato subito il suo dermatologo, il dottor Donatello Mastropasqua di Conversano, che ha avuto l’intuizione corretta: quelle lesioni, accompagnate da un po’ di febbre, potevano essere compatibili con i sintomi del “Monkey Pox Virus”. Pertanto, ha indirizzato il suo paziente all’Mst (il laboratorio di Malattie Sessualmente Trasmissibili del reparto di Dermatologia del Policlinico), dove è stato visitato dal direttore dell’ambulatorio, il dottor Mauro Grandolfo. Poco dopo, dalle analisi la conferma dell’infezione.

Il vaiolo delle scimmie in realtà non può essere considerato a tutti gli effetti una malattia a trasmissione sessuale. Da uomo a uomo, infatti, può passare anche attraverso goccioline di saliva, e comunque attraverso i fluidi corporei in generale. Tuttavia, è importante sottolineare che:

  • ai fini del contagio è necessario un contatto stretto (ad esempio parlare a lungo vis-à-vis o a a seguito di rapporti sessuali)
  • la contagiosità è bassa in termini assoluti, ovvero non è una malattia particolarmente contagiosa (decisamente meno contagiosa del vaiolo umano).

Si tratta comunque di un’infezione nota già da circa 60 anni. Rispetto al ben più temibile vaiolo umano, il vaiolo delle scimmie si manifesta con una sintomatologia più lieve e soprattutto con un mortalità inferiore (3% o 10%, a seconda del virus, contro il 30-35% circa del vaiolo umano). Entrato nell’organismo, il  monkeypox virus si replica nel sito di entrata, quindi si diffonde ai linfonodi più vicini. Da qui, mediante il sangue, inizia a disseminarsi in altri organi. Tutto questo lo fa durante il periodo d’incubazione, ovvero il tempo che passa tra il contagio e i primi sintomi, periodo che ha una durata variabile tra 1 e 3 settimane. I sintomi iniziali includono febbre (superiore a 38.5°), mal di testa, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi; le prime lesioni compaiono dopo 24-48 ore, fino a diventare vescicole e croste, simili a quelle della varicella.

Cura e vaccino

Si tratta di una malattia virale, quindi il trattamento consiste in genere nella sola gestione dei sintomi; si valuta la somministrazione di antivirali in casi selezionati. Il vaccino contro il vaiolo umano sembra efficace (fino all’85% secondo fonti OMS); esiste anche un vaccino modificato, Ankara, autorizzato nel 2019 e che fino ad oggi stato considerato utile per contatti considerati ad alto rischio.