A seguito degli avvenimenti degli ultimi giorni che vedono coinvolto l’Istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, dall’arresto per concussione dell’oncologo Giuseppe Rizzi all’inchiesta per i furti dei medicinali e del materiale sanitario che vede interessate sei persone, nella clinica sono ora in corso delle “verifiche rastrellanti”, come le definisce il commissario straordinario Alessandro Delle Donne, sul lavoro di tutto lo staff dell’Oncologico del capoluogo pugliese e anche sulle scorte di magazzino.

Il commissario Delle Donne ha dichiarato di essere venuto a conoscenza dell’indagine penale relativa all’oncologo Rizzi tramite una segnalazione dell’Istituto all’autorità giudiziaria alla fine dello scorso anno, mentre quella sui furti è emersa il 22 aprile con una proroga delle indagini preliminari che era stata notificata come parte datoriale. Delle Donne ha aggiunto che in quella circostanza, i dipendenti coinvolti, ovvero un medico, due infermieri e due operatori sanitari, hanno chiesto il patrocinio legale dell’Istituto, ma l’Ufficio procedimenti disciplinari, una volta verificati i reati contestati, ha capito che poteva esserci un conflitto di interessi tra la posizione dei dipendenti e quella dell’azienda.

“Per Rizzi era stato già disposto il licenziamento – dichiara il commissario a Repubblica – anche se il sindacato aveva chiesto prima il suo reintegro e poi il trasferimento, ma tali sollecitazioni erano state rigettate ancor prima del mio arrivo. Dopo l’esecuzione della misura cautelare abbiamo trasmesso la pratica all’Ordine dei medici per Rizzi e all’Ordine degli avvocati per la compagna (Maria Antonietta Sancipriani, anche lei indagata), che ha esercitato delle funzioni all’interno dell’Istituto tumori pur senza essere dipendente”, ha concluso Delle Donne, sottolineando che non si hanno ancora notizie riguardo la sospensione temporanea dall’Ordine di Rizzi.

Delle Donne ha ammesso che non si ha idea di quanto materiale sia stato rubato dai dipendenti accusati, che ora rischiano la sospensione senza retribuzione fino a sei mesi o anche il licenziamento. Ad oggi sono stati trasferiti dai reparti in cui operavano, ma potrebbero essere sospesi in attesa della definizione penale.

“Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni e non escludiamo che altro personale possa avere commesso qualche errore. Sono accertamenti laboriosi, ma se qualcuno non ha agito correttamente lo scopriremo”, afferma il commissario per far comprendere il motivo per cui si stanno eseguendo queste verifiche rastrellanti, dato che è difficile credere che in ospedale nessuno si accorgesse di nulla, né della questione di Rizzi né di quella dei furti.

Per i pazienti è difficile, di fronte a questi casi, mantenere la fiducia nell’azienda.
“Il malcostume di qualcuno non deve offuscare l’immagine di un polo di eccellenza qual è il Giovanni Paolo II – dice Delle Donne riferendosi alla possibile e probabile mancanza di fiducia che i pazienti avranno ora nei confronti della clinica -. Il fatto che noi stessi abbiamo denunciato e avviato procedimenti disciplinari deve essere una garanzia e far capire che lavoriamo per il ripristino della legalità e della credibilità”. Anche nel caso in cui pazienti o familiari dovessero essere a conoscenza di fatti gravi commessi dai dipendenti, il commissario invoglia a: “Segnalarlo all’Ufficio relazioni con il pubblico o anche a me personalmente. Se ci sono fatti di questo genere, apriamo le orecchie e anche le porte”.