Le Forze dell’Ordine blindano piazza Redentore per il secondo turno di comunioni, per la verità perché nel gruppo di bambini c’è il figlio di un altro pezzo grosso della mala barese.

Giornalisti e curiosi si fiondano in chiesa perché dopo le polemiche sui fuochi d’artificio e la Ferrari, vogliono capire se il rito si ripete ancora. Siamo stati i primi a tirare fuori la notizia, ma non abbiamo focalizzato l’attenzione sulle parentele dei bimbi. Ci siamo piuttosto chiesti se per una comunione quei festeggiamenti fossero eccessivi, come successo altre volte con lo spettacolo delle carrozze trainate da cavalli bianchi al matrimonio.

Questione di gusti in questo caso, niente di illegale. Tant’è che anche l’ira – per modo di dire, non certo nell’accezione del vizi capitali – di don Antonio era per quell’eccesso non per l’appartenenza a questa o quella famiglia.

Da qui nasce una considerazione della maggior parte della gente del Libertà: perché presidiare la piazza e farsi vedere solo dopo eventi eclatanti? Il controllo e la presenza delle Forze dell’Ordine sono invocati in lungo e in largo, tanto per ribadire che quella piazza, e più in generale le strade del quartiere, sono patrimonio di tutti. Magari all’ora del coprifuoco, quando c’è ancora chi teme di andare a fare due passi. Una denuncia raccolta proprio da un vecchio Salesiano, preoccupato dalla ulteriore pedonalizzazione della piazza.

La presenza dello Stato all’indomani di un qualsiasi evento di cronaca lascia il tempo che trova e non restituisce agli abitanti del quartiere la percezione di una sicurezza finita sotto i piedi. Per la cronaca, al termine della celebrazione si sono uditi fuochi d’artificio a distanza, niente a che vedere con quelli di domenica scorsa. Ma gli spari, quelli sopra, sono per noi una prassi.