Maria Emilio, la storica segretaria dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, va in pensione. Oggi il suo ultimo giorno di lavoro. Il 20 dicembre del 1984 aveva sostituito Maria Genchi, vincitrice di un concorso alle Poste. Assunta dal primo aprile del 1985, per tutti i giornalisti era la “Signora dell’Ordine”. Io, invece, ho il privilegio di poter dire: è mia madre. In questo giorno ci siamo tolti entrambi di dosso un’etichetta.

“La professione è cambiata – racconta – perché in generale sono cambiati i valori della società in cui viviamo. Il giornalismo era passione e anche se con mezzi semplici come la stenografia, che ho utilizzato per annotare i verbali ai tempi del presidente Oronzo Valentini, si riusciva ad andare in fondo alle questioni”. Valentini, è stato senza dubbio una figura determinante nella crescita della professione giornalistica.

“Con lui comunicavamo quasi ogni giorno scrivendoci – spiega la segretaria neo pensionata – perché io andavo via quando lui arrivava. Un gentiluomo. Per anni aspettavamo il Natale per quel semplice, ma significativo gesto di mandare Piero Carone a portarci i suoi auguri con un biglietto in cui era evidente la sua stima nei nostri confronti. Un panettone, una bottiglia di amaro e i panettoncini per i miei bambini, anche quando ormai erano molto più che adolescenti”. Per chi lo ha conosciuto, Valentini era: il presidente. “Sapeva riconoscere i meriti – continua la signora Emilio -. Inizialmente non mi occupavo di contabilità, ma ho dovuto farlo quando il capo ufficio dell’epoca ebbe un ictus mentre era al lavoro”.

A quei tempi non c’era il computer. Si lavorava con la macchina da scrivere. “Adoperavo una vecchia Olivetti – spiega -. Quando rimpiango i cambiamenti che ho vissuto, mi basta guardare quella macchina da scrivere. Oggi si sgomita, si manca di rispetto, vincono superbia e arroganza. Si vivono amicizie di comodo. Sono finiti i tempi di Franco Squicciarini (baciamo le mani); Gustavo Delgado, che aspettavamo con piacere per le sue celeberrime barzellette a raffica; Antonio Rossano, l’uomo del rispetto, oltre alla signorilità di Nino Bixio Lo Martire ed il suo inseparabile papillon. Potrei continuare all’infinito, ricordo tutto e tutti di questa comunque meravigliosa esperienza lavorativa e di vita”.

Non solo amarcord. “Sarei ingiusta se dicessi bene solo delle vecchie glorie del giornalismo pugliese – aggiunge -. Anche oggi ci sono belle persone, giornalisti capaci, che vedo e abbraccio con piacere, perché sento in loro i sani valori che ispiravano i grandi maestri”. Dal primo all’ultimo presidente. “Non posso non ricordare con piacere Elio Savonarola. Forse poco amato, perché molto pignolo e poco accondiscendente ai favoritismi. Un anno ricevette un pacco regalo, ma lo rispedì al mittente. Una qualsiasi lettera o notifica andava fatta in giornata. Era lui che dettava i tempi e ciò che bisognava scrivere per far sì che fosse tutto in regola. Un pensiero affettuoso a Michele Partipilo, il presidente dei traslochi come lui stesso si definì, ma anche una persona corretta, professionale e rispettosa delle regole e delle segretarie, pur nella diversità dei ruoli. Tutto ciò che nelle ultime tre candidature mi è mancato”.

Il ricordo più bello? “Non a caso l’ho lasciato per ultimo – conclude la ormai ex segretaria dell’Ordine dei Giornalisti – un pensiero speciale, la stima e il rispetto vanno alla mia unica collega Virginia Evarotti, alla quale ho con piacere insegnato professionalità e passione per un lavoro che amavo, una specie di famiglia che ho sentito a lungo parte della mia vita”.

In conclusione, un appello rivolto ai giornalisti: “Vi state riempiendo di titoli e onoreficenze, dovreste invece curare soprattutto la vostra immagine interiore, perché è bello essere ricordati per l’impegno, l’onestà, soprattutto intellettuale e la professionalità, non certo per la carriera. Un arrivederci a chiunque abbia riconosciuto in me queste qualità, per il resto mi resta l’amarezza per non aver ricevuto neppure un saluto in questa giornata”.