Alla maledizione dell’ospedale della Murgia, ancora senza Emodinamica per il trattamento degli infartuati, si aggiungono le difficoltà degli altri ospedali. Il Miulli di Acquaviva delle Fonti, il nosocomio dove finora venivano trasportati la maggior parte dei pazienti con problemi cardiaci, non può accoglierli e trattarli almeno fino al 20 dicembre. Mentre scriviamo alle postazioni del 118 del territorio interessato dall’emergenza non sono ancora giunte disposizioni scritte, come tutte le volte che c’è qualche difficoltà da gestire.

All’occorrenza, e senza dare troppe spiegazioni, la Centrale operativa del 118 comunica agli equipaggi dove trasportare lo sventurato di turno. Nei corridoi, però, qualcosa trapela e si viene a sapere che l’Emodinamica dell’ospedale Miulli sarebbe stata chiusa “semplicemente” perché mancano gli emodinamisti. Fino al 20 dicembre funziona, anzi non funziona, così. E allora se, per esempio, ti capita di avere un infarto tra Santeramo, Altamura, Poggiorsini, Spinazzola e Gravina, solo per citare qualche comune, non resta che iniziare a pregare. Sì, perché vanno a farsi benedire tutti i protocolli e i tempi di intervento predicati affinché le cure ricevute possano scongiurare conseguenze gravi.

Ieri è toccato a una paziente di 84 anni, partita dall’ospedale della Murgia nel cuore della notte, intorno alle 23. L’Emodinamica del Miulli è chiusa per mancanza di personale, così la povera infartuata viene trasportata all’ospedale Di Venere di Bari, non certo a 200 all’ora. E non per l’incapacità dell’autista, quanto per i banchi di nebbia e le continue deviazioni della nuova statale 96 in costruzione. Ecco spiagato perchè il taglio degli ospedali annunciato dal presidente Emiliano, pronto a fronteggiare le isurrezioni popolari ma evidentemente anche a sopportare qualche morto in più sulla coscienza, fa così paura. E non venite a raccontarci che la colpa è dell’utenza. Se uno non può scegliere tra due “eccellenze”, come potete pretendere che non emigri dal suo territorio?

Il grosso bubbone rilevato più volte, rimasto ancora irrisolto, è il fatto che la nuova telecardiologia – quando funziona – consiglia direttamente al team leader del 118 di “attivare l’HUB”. In passato, con Cardionline, non solo il referto era immediato, non solo il cardiologo parlava e consultava direttamente l’equipaggio che operava sul paziente con problemi cardiaci, ma trasmetteva l’elettrocardiogramma alla Centrale operativa del 118. Quest’ultima, poi, si interfacciava con il centro HUB più vicino e disponibile per territorio, comunicando all’equipaggio del 118 l’Emodinamica cui dirigersi dopo averlo “attivato” e comunque previo accordo diretto e secondo Protocollo IMA-SCA. Un passaggio fondamentale che sembra ormai saltato. Il tempo è muscolo. Più tempo si perde più diminuiscono le possibilità di salvare un cuore ischemico o già infartuato. Quanto frutterà il risparmio di cassa sui premi di budget annuali dei manager aziendali? Per quanto tempo ancora la medicina ragionieristica sacrificherà vite umane e l’operato di medici e infermieri dietro la maschera della propaganda del buon governo e del risparmio?

Non solo vengono chiusi gli ospedali, ma molti di quelli aperti non spiccano per efficienza. Probabilmente non sono nemmeno pronti a fronteggiare il maggior numero di prestazioni. C’è un’altra questione che non viene detta con la giusta enfasi. Il piano non riguarda solo la chiusura degli ospedali “inutili”, ma ha in sè alcuni importanti effetti collaterali, come la riduzione di esercizio a 12 ore dei Punti di Primo Intervento che non rientrano nell’accordo integrativo regionale. Restando sulla Murgia il riferimento è al PPI non AIR di Santeramo. Non ci resta che piangere e sperare di stare sempre bene.