Reale mancanza di tempo o contenuti non particolarmente graditi perché riferiti al teatro Kursaal Santalucia? Al netto delle motivazione che hanno spinto gli organizzatori dell’incontro dal titolo “È il Sud, bellezza! Cultura e turismo per una rinascita” a depennare l’intervento di Lelio Emanuele De Nicolò, 54 anni, architetto con un curriculum e un’esperienza sbalorditivi in ambito di piani di recupero e restauro architettonico (per intenderci, sono suoi diversi progetti per il recupero del quartiere Madonnella, del borgo antico e la riqualificazione del mercato coperto di via Monte Grappa), in occasione del dibattito cui ha partecipato, tra gli altri, anche il ministro per la cultura e il Turismo, Dario Franceschini, condividendone il contenuto, vi proponiamo il breve ma significativo contributo che l’architetto avrebbe pronunciato al convegno.

Anche lui come noi ha un’idea ben precisa su ciò che limita lo sviluppo culturale e turistico del Bel Paese, oltre che sull’assurdo smembramento del teatro Kursaal, nonostante fosse oggetto di vincolo storico e culturale.

È per questo che in un caso o nell’altro la sentenza del Consiglio di Stato, rimandata al prossimo primo dicembre, potrebbe creare precedenti importanti nell’ambito della gestione dei beni vincolati.

“Bellissima iniziativa e finalmente e’ arrivato il momento di puntare sui nostri punti di forza CULTURA E TURISMO…ma abbiamo un problema…..Abbiamo a che fare con un competitor che non è possibile superare con le nostre sole forze, né con la capacità di innovazione o l’intraprendenza di cui possiamo essere capaci. Questo competitor si chiama “burocrazia”…
In verità il Governo attuale si è dotato di strumenti interessanti quale il “decreto del fare” e si può affermare che la direzione è giusta direzione giusta, ma non basta, solo quando arriveremo ad una pubblica amministrazione non ostile, avremo cominciato a tirare finalmente nella porta giusta”
Purtroppo ogni settore è incancrenito da una serie interminabile di carte bollate e di tempi lunghi che fermano ogni processo produttivo, mettendo noi professionisti ed imprese, nella condizione di non poter lavorare con la necessaria serenità.
Il problema che sta alla base di questo macigno burocratico, è la totale assenza di norme semplici e comprensibili e molto spesso soggette ad interpretazioni a secondo del dirigente incaricato. La durata media di un procedimento amministrativo in Italia è di 700 giorni, ovvero oltre il triplo rispetto a Germania, Francia e Regno Unito dove una procedura dura in media 67 giorni.
Per un’azienda, restare impantanata a lungo nella burocrazia, ha un costo enorme in termini di produttività. Ma nonostante la situazione sia ormai grottesca e paradossale, lo Stato continua a investire in semplificazione burocratica…è evidente che qualcosa non funzioni.
E’ bene ricordare che l’assemblea di federculture del giugno 2014 ha definito: ” Avere un grande patrimonio culturale non basta. Occorre riportare al centro la gestione… è lì che si crea occupazione, sviluppo, bellezza. Restituire autonomia ai soggetti gestori, semplificare le procedure e sostenere i processi di affidamento dei servizi pubblici culturali anche alle fondazioni o ai privati.
Si gestione avete sottolineato…
… ma a proposito della gestione AMMINISTRATIVA NON ILLUMINATA, voglio portare un esempio di scempio culturale che si sta compiendo in questi giorni a Bari..
Come lei ben sa’, la Legge 1039 è il vincolo che viene adottato sui beni di interesse storico e artistico, tale vincolo ha il compito di preservare e salvaguardare il bene nella sua interezza artistico culturale e le Sovrintendenze hanno l’obbligo di monitorare che tutti i processi che riguardano tali beni siano compiuti secondo le norme.
A Bari è presente uno dei più belli esempi di liberty..il teatro KURSAAL…purtroppo a causa di problematiche economiche dei proprietari, il teatro è stato messo all’asta, ma la cosa più assurda è che il bene è stato spacchettato in più lotti, uno dei quali è stato venduto ad una società privata mentre gli altri alla Regione, il tutto in spregio a quanto prevede la Legge in materia di beni culturali.
E’ ovvio che la Sovrintendenza non ha ottemperato alle logiche di tutela del bene, proiettando lo stesso bene a morte certa….ma soprattutto la morte di una parte della cultura barese.
Ma vi rendete conto di quale precedente potrebbe rappresentare questo poter suddividere un bene vincolato?
Secondo voi potrebbe esistere una chiesa con le sue navate di proprietà diversa o il petruzzelli senza il foyer?…credo proprio di no!!