Anna Dalfino, presidente dell’ACA Onlus Associazione pro Cani Abbandonati fondata a Bari nel 1988, ha redatto una lettera per denunciare il fallimento del canile comunale di Bari. Ecco cosa ha scritto:

Il canile comunale di via dei Fiordalisi, nella zona industriale di Bari, è stato uno dei tanti fallimenti dell’”ex sindaco” di Bari Michele Emiliano, che ha abbandonato  da tempo questa città. I cittadini baresi, soprattutto quelli che gli hanno rinnovato la fiducia nel secondo mandato, sono molto delusi e amareggiati. Io per prima ho creduto in lui fin dal 2003, quando l’ho incontrato per la prima volta al Porto di Bari per la messa in opera di una targa dedicata a mio marito Enrico Dalfino. In quell’occasione Emiliano mi disse che si sarebbe candidato a sindaco di Bari seguendo le orme di Enrico, da lui conosciuto presso la facoltà di Giurisprudenza.

Gli diedi fiducia, e quando mi propose di candidarmi nella sua lista accettai senza titubanze credendo che, stando all’interno della res publica, avrei potuto accelerare i tempi di costruzione del canile. La mia associazione, l’ACA, nel gennaio 2003 aveva infatti vinto un ricorso presso il Tar della Puglia affinché la città di Bari avesse un canile comunale e il servizio veterinario della ASL BA/4 sterilizzasse i cani del territorio provinciale.

Purtroppo questa scelta mi è costata molto cara dopo la sua elezione a sindaco di Bari e la mia a consigliere comunale con delega a quell’Ufficio Diritti degli animali (UDA)da me fortemente voluto e realizzato con fatica, tanto da farmi indicare da Emiliano quale suo tormentone. La mia proposta prevedeva:

– un programma di sterilizzazioni e operazioni chirurgiche per gatti e cani randagi da eseguire presso l’Università Veterinaria di Valenzano (presentato in Consiglio Comunale con un emendamento passato per il rotto della cuffia perché bocciato da tutta la Giunta, all’infuori del Segretario generale, per un importo di 35mila euro)

– contributi del valore di 100mila euro per le associazioni operanti sul territorio barese ottenuti dall’allora assessore al Bilancio Francesco Boccia

– un regolamento comunale sui diritti degli animali (consegnato alla Ripartizione ambiente e approvato dal servizio veterinario della ASL BA/4 ma mai giunto in consiglio comunale). Confidenzialmente  l’allora assessore alla Ripartizione ambiente, Maugeri,       mi riferì che un altro consigliere comunale, Paolini, sicuramente aiutato da un’associazione protetta, aveva consegnato un altro regolamento in seguito approvato in consiglio comunale. Questa è stata la politica dell’amministrazione Emiliano.

Il canile comunale di Bari non è mai stato voluto dall’amministrazione Emiliano, che tuttavia continua a utilizzare le strutture private per il ricovero dei cani randagi sprecando il denaro pubblico. Da due anni la mia associazione staziona nel canile comunale di via dei Fiordalisi, ossia dal trasferimento dei 150 cani in seguito allo sfratto del proprietario della pensione del Vassallo per il mancato pagamento di 8 mesi di locazione per un totale di 24mila euro. L’affitto del periodo compreso tra gennaio e agosto 2011 per la gestione dei cani di proprietà del Comune di Bari spettava al Comune stesso (Delibera n. 667/2005 in  riferimento al Reg. Com. 122/91), colpevole di contravvenire  alla  Legge 12/ 95 che lo obbliga a realizzare le strutture comunali.

L’ACA ha subìto un dissesto finanziario per questo motivo e per la gestione di circa un migliaio di cani all’ex Macello comunale di Via Oreste 45, soltanto 400 dei quali erano riconosciuti in convenzione con l’amministrazione Di Cagno Abbrescia al costo di 2mila lire a cane pro die al netto dell’IVA. Agli oltre 500 cani rimanenti provvedeva l’associazione con mille difficoltà immaginabili e tanto, tanto  coraggio, sempre in attesa del canile comunale di Torre Tresca che naturalmente venne meno. Nel frattempo il numero dei cani custoditi dall’ACA all’ex macello continuava ad aumentare, per cui il sindaco Di Cagno Abbrescia fu costretto ad accettare l’offerta di una impresa di pulizie, la MAPIA S.r.l., la quale, subodorando un faraonico business, aveva attrezzato una campagna di sua proprietà in via Caldarola a canile per il trasferimento dei 700 cani custoditi dall’ACA in attesa che fosse pronto il canile di Palese. E lì sono restati, alla MAPIA S.r.l., perché dopo quasi 20 anni dalla legge 12/95 che impone ai Comuni  la realizzazione delle strutture per animali, il Comune di Bari non è stato capace o non vuole realizzarlo. Chissà perché! La risposta esiste e ce la dà la stessa amministrazione Emiliano (sindaco, assessore Maugeri, direttore Ripartizione ambiente Campanaro, che stanno facendo di tutto per ignorare le diffide degli avvocati dell’ACA per mettere a norma il canile di Via dei Fiordalisi per avere così un alibi per continuare ad affidare i cani randagi recuperati nel territorio a soggetti privati con enorme spreco di danaro pubblico e assenza di interesse per il benessere degli animali.

Il canile comunale di Via dei Fiordalisi, per cui sono stati investiti circa 3 milioni di euro, doveva essere consegnato al Comune dal Consorzio ASI, esecutore dei lavori, 2 anni fa e cioè quando è entrata l’ACA (il 3 Marzo 2012, con 150 cani di proprietà del Comune di Bari a causa dello sfratto ricevuto dalla Ditta ITES, pensione del Vassallo) in quello che era ancora un cantiere.

Il 18 Aprile 2013, pur non avendo ancora  le autorizzazioni sanitarie e amministrative per l’agibilità, l’assessore all’Ambiente Maugeri è venuta a inaugurare il canile, fingendo di non vedere le rappezzature che i responsabili ingegneri del Consorzio avevano fatto nei recinti dove stazionano i cani, per non far vedere agli ospiti, compresi i veterinari del SIAV dell’Area “C” le grosse buche delle recinzioni malgrado le continue diffide da parte dell’ACA ai soggetti preposti alla realizzazione di una struttura che come progetto iniziale (quello di Palese con 2 rifugi per 400 cani e il Canile sanitario per l’importo di  2.405.000 euro) era nato come struttura d’avanguardia.

Purtroppo con l’avvento dell’amministrazione Emiliano, il progetto ha subìto modifiche strutturali ed economiche da parte di chi non ha esperienza in materia. Mi riferisco alla Maugeri e alla presidente della LADA,  nonché rappresentante  della Commissione regionale randagismo. L’Alessandrelli in una  riunione avvenuta al Comune (Ripartizione ambiente) il 10 maggio 2013 alla presenza delle associazioni ACA, LADA,  LAV, ADA, dell’assessore Maugeri, del direttore della Ripartizione Ambiente Campanaro e del verbalizzante Dott.ssa Lisco), ha dichiarato che si riteneva onorata di essere stata investita dall’amministrazione del canile, non ricordando forse, norme precise (nota n.158963 del 21/07/2004 a firma del Dott. Centola, del servizio veterinario della ASL BA/4, Area “C” e la delibera di Giunta regionale n. 6082/95) che determinano i criteri per la realizzazione dei canili dando particolare risalto alle superfici dei recinto dove vivono gli animali, che devono essere necessariamente dotate di una superficie cementata per garantire l’igiene e la sicurezza agli animali e agli operatori del settore. Invece la modifica porta una superficie di terreno che, quando piove, diventa fango intriso di urine ed escrementi che creano grosse difficoltà agli addetti alle pulizie. Inoltre, nel progetto sono stati eliminati 2 sguinzagliatoi necessari per far correre gli animali e dar  loro un’illusione di libertà.

Anna Dalfino