I casi pugliesi di persone sparite nel nulla sarebbero 1710, su un totale di 7142 in tutto il Paese. Ma scendendo più nei particolari, la Provincia record è Foggia con 1830 denunce e 740 persone ancora da ritrovare. Bari, invece si aggiudica il primato della Provincia con più “ritorni a casa”,  2320 su 2747 scomparsi.

Le tipologie di allontanamento sono le stesse che accomunano tutte le Regioni italiane: 308 fughe da istituti o comunità, 186 allontanamenti volontari, 38 casi determinati forse da disturbi psicologici, 14 casi dovuti alla sottrazione della persona da parte di un suo genitore o da qualche altro parente e 3 possibili vittime di reato.

E nelle classifiche che riguardano ognuna di queste possibilità la Puglia si posiziona tra il quarto e il quinto posto. Ma preoccupante è il grande numero di corpi privi di vita restituito dalle acque dei nostri mari (20 cadaveri, il 14% del dato nazionale), preceduto solo da quello della Sicilia (93). Quelle pugliesi fanno parte del gruppo di 49 salme ad oggi non ancora identificate.

Dal 2002 l’associazione “Penelope”, che assiste i familiari delle persone scomparse , cerca di dimostrare la necessità “di rompere il muro del silenzio” perché “non è giusto che i riflettori siano puntati solo sugli otto-dieci casi più famosi”, come afferma in un convegno organizzato a febbraio a Bari, la Presidentessa Pozza Tasca. Anche perché solo in questo modo si può continuare a ottenere in Italia il grande risultato che vede, su 20 denunce giornaliere, 18 ritrovamenti in poco tempo.

«Sono i media che ingrandiscono o dimenticano», continua la Tasca ed è per questo che bisogna continuare a parlare di Mauro Romano, il bambino “senza scarpe” scomparso 33 anni fa nel Salento o di Alessandro Civarella di cui non si hanno più tracce da tre anni nel foggiano.

Angela Nitti