Picchiata per anni dall’ex marito, malata di carcinoma, osteoporosi e cardiopatica, con un figlio e una nipotina a carico, ora rischia di perdere la propria casa in favore del suo ex. Dopo anni di violenze domestiche, denunce e ossa rotte, nel 2005 la signora Teodora ottiene l’allontanamento del suo ex marito da casa, un appartamento dell’Arca al quartiere San Paolo.

L’uomo, alcolista e con alle spalle piccoli precedenti penali, non si rassegna, occupa un sottoscala nello stesso stabile e continua a minacciarla, inveire contro di lei e pretendere da sua moglie il rientro a casa. Nel frattempo Teodora si ammala, un carcinoma, la forma più violenta del male, la aggredisce.

Si opera due volte, affronta chemio e terapie invasive e intanto porta avanti un un lento iter per regolarizzare l’affidamento dell’immobile. Dal 2008 la signora paga i passaggi di affidamento , si impegna a pagare i debiti contratti dal marito con l’Arca, fornisce tutte le documentazioni opportune e finalmente nel 2014, col certificato di divorzio, l’agenzia le comunica la voltura dell’utenza. Ora l’abitazione è a suo nome.

A questo punto, la svolta. Una sentenza del Tribunale di Bari stabilisce che la casa debba tornare all’ex marito. In base a questo, l’Arca revoca la voltura dell’appartamento e comunica lo sfratto a Teodora che entro il prossimo 27 dovrà lasciare la sua casa.

Ora la donna rischia di finire per strada insieme a suo figlio, sua nuora e la nipotina di cinque anni, residenti con lei. Teodora è ancora un soggetto oncologico, una forma recidiva del male si è riaffacciata e la signora dovrà affrontare un nuovo ciclo di chemioterapia, per ora di cinque anni, forse per sempre.

La vicenda è intricata e merita un chiarimento. Noi restiamo a disposizione di chi, coinvolto nei fatti, voglia fornirci spiegazioni in merito al perché, dopo anni di violenze, malattia e sacrifici, Teodora debba rinunciare a casa sua per vederla cedere al suo ex marito aguzzino.