Non è una questione di sindacati, è una questione personale. Il malcontento è piuttosto evidente e gli operai non ci stanno ad accettare passivamente la riforma. La fabbrica è l’unica del Gruppo Fiat rimasta a Bari. Tanti i dipendenti che vi lavorano.

“I vertici sindacali ci devono delle spiegazioni. Negli spogliatoi sono stato assalito dagli iscritti alla Uilm. Tutti vogliono strappare la tessera. E non mi sento di dar loro torto”, dichiara Giuseppe Broco. Il messaggio lanciato è davvero allarmante: “Rischiamo di diventare tutti terroristi”, continua l’operaio. Per oggi è convocato un direttivo, nel quale gli operai sperano di ricevere risposte più convincenti e soprattutto più speranzose.

Non solo Broco dice la sua, anche altri operai manifestano il proprio dissenso. Come Vincenzo Colamorea, iscritto alla Fim, che afferma: “Avevano già messo mano alle pensioni. Ora stanno completando l’opera con l’articolo 18”. Sindacati diversi ma pensiero unanime.

Accanto ai cancelli della fabbrica, nel frattempo, c’è la protesta da parte dei delegati Fiom che ribadiscono lo sciopero di 16 ore già annunciato dal segretario della Cgil, Susanna Camusso. Dice la sua anche Franco Busto, segretario provinciale e regionale della Uilm, preoccupato per quello che sta accadendo, in quanto oltre all’articolo 18 “vengono meno anche gli ammortizzatori sociali”. Conclude dichiarando che “a pagare il prezzo più alto saranno i lavoratori”, come se gli operai non avessero già questa amara consapevolezza.

Elena Defilippis