Un campione di sport ed umanità anche e sopratutto nella misura di sé. Paolo Pinto, esempio di straordinaria semplicità, è stato ricordato una volta di più nella serata a lui dedicata dal Circolo Canottieri Barion del presidente Luigi Lobuono.

Tante le testimonianze di amici, compagni di sport e di vita, nell’evento curato da Giovanna Valente, consigliere del circolo con delega alla cultura, in collaborazione con il socio Giuseppe Aceto: a condividere ricordi ed aneddoti, fra un filmato e l’altro, Bruno D’Ambrosio, il presidente del Cus Bari Renato Laforgia, Matteo Lorusso al fianco di Paolo nella preparazione delle sue traversate da record (Manica e Gibilterra su tutte), giornalisti come Pasquale Tempesta che le hanno raccontate, Franco Castellano che ha ricordato quanto fossero degne dell’intitolazione di una strada, grazie all’impegno della locale sezione dell’Unione Veterani dello Sport.

Segno che a poco più di dieci anni dalla sua scomparsa, l’esempio dell’avvocato barese grande protagonista nella storia del nuoto di fondo italiano, è rimasto un modello, per chi ne ha conosciuto l’energia e la vitalità, in salute come in malattia. A tramandarne nome e ricordo, oggi, c’è l’associazione Albatros presieduta dalla moglie di Paolo, Angela Costantino Pinto, con un progetto che prevede corsi di immersioni subacquee per ragazzi non vedenti. “E’ il modo migliore –  ha ricordato la diretta interessata – per dare loro la possibilità di provare le stesse emozioni che il mare ha sempre trasmesso a Paolo”.

Già, quel mare che Paolo Pinto si è portato dentro sino alla fine, come un gabbiano: “E quando tanti Soli e tante Lune saranno tramontate – aveva scritto di sé –  la forza uscirà da me, le mie ali si piegheranno ed io, esausto, dovrò cadere. Senza aver trovato quel che cercavo. O forse portandomelo dentro senza averlo mai saputo”.