È giapponese, ma è già approdata in Europa, la nuova inquietante tendenza giovanile. Si tratta dei cosiddetti ragazzi “reclusi sociali” o “adolescenti eremiti”: gli Hikikomori. Il termine, che tradotto significa “isolamento”, indica coloro che decidono volontariamente di escludere dalla loro vita ogni tipo di contatto “esterno”. Riducono all’essenziale i rapporti genitoriali e amicali, per rinchiudersi in un mondo dominato solo dalle attività virtuali.

Ed è proprio il Giappone, culla della tecnologia, ad offrire una sicura rampa di lancio per questi adolescenti, che si percepiscono “incompresi”, fragili, vittime di bullismo, timidi e insoddisfatti. La loro vita ridotta a un pc e a una stanza che lasciano raramente, in cui mangiano e dormono alterando, in modo preoccupante, i ritmi psicofisici. Tutto è dettato dalla rete: le chat diventano l’unica certezza. Il resto è oscurità, paura e delusione.

«Sono tutti fenomeni legati al disagio e alla patologia. – dice il dottor Paolo Giannini, neurologo, dirigente ASL a neuropsichiatria infantile a Bari – da clinico, non condivido che si dia molta enfasi a queste situazioni, perché dare un nome, in questi casi, può favorire l’emulazione. La verità è che si sposta il problema reale che è la mancanza di ascolto e di accoglienza”.

“Di solito – continua Giannini – la famiglia è assente o violenta (urla e schiaffi “educativi”) oppure incapace per mancanza di strumenti. La scuola peggio che andar di notte. Una scuola che mette 2 a chi non studia anziché capirne i motivi, è fallimentare. Lo sport praticamente inesistente. Parliamo anche di violenza e competizione, di Talent che favoriscono la convinzione che se non sai fare qualcosa sei una nullità».

Gli Hikikomori: patologia, “fenomeno” sociale o entrambe le cose? Per il momento, l’unica certezza è conoscerli per comprenderli e aiutarli (solo in Italia un adolescente ogni 200 è a rischio). L’interazione Scuola-Famiglia non è dunque solo auspicabile ma necessaria. Perché il problema c’è, esiste e merita una profonda riflessione.