Razzismo o violenza gratuita? Le ultime aggressioni ai danni di cittadini stranieri, avvenute nei quartieri Madonnella e Torre a Mare, ci spinge a una profonda riflessione. Abbiamo scelto due pareri con molte similitudini e qualche differenza, quello dell’assessore al Welfare della città di Bari, Francesca Bottalico e don Fabio Carbonara, il parrocco della Parrocchia San Nicola di Torre a Mare.

In una città dove la digos indaga sulla comparsa, a novembre scorso, di alcuni manifesti dalla chiara matrice razzista; dove sui muri di un centro diurno qualcuno scrive: “W Hitler”, mentre a Triggiano alcuni immigrati vengono pestati nel centro che li accoglie con spranghe di ferro e cavi di acciaio, non si può ignorare il preoccupante fenomeno a sfondo razziale, alimentato dalla deriva del tutti contro tutti che qualcuno sta cercando di far passare come la soluzione al problema dell’immigrazione.

Gli ultimi episodi sono accomunati non tanto dai calci e dai pugni, quanto dagli insulti tipicamente di natura razzista: “Negro di merda”, “Tornatene a casa tua”, giusto per citarne alcuni. Il problema non riguarda solo gli immigrati, ma anche i diversi. La storia di Leo, omosessuale di Polignano picchiato in maniera gratuita ne è la prova. La questione deve coinvolgerci tutti senza quell’insopportabile perbenismo che convince una buona fetta della popolazione: “Non sono razzista… però…”

La lotta deve essere senza se e senza ma, contro qualunque discriminazione. Un’integrazione reale è possibile, probabilmente dovremmo iniziare non girando la testa dall’altra parte perché, in fondo ai cuori di tanti, chi sbarca sulle nostre coste è solo uno straniero che viene a toglierci soldi, lavoro e sicurezza; chi è diverso ha la colpa di mettere in discussione le nostre certezze, evidentemente non così solide.

Francesca Bottalico (assessore al Welfare Comune di Bari)
Inaccettabile ciò che sta accadendo a danno di donne e uomini migranti. Personalmente l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di un ragazzo, ieri sera a Torre a Mare, mi fa rabbrividire e provoca in me, in quanto barese rappresentante delle istituzioni, molta rabbia e vergogna per una violenza brutale e immotivata, in un quartiere storicamente simbolo di tolleranza e convivenza pacifica tra gruppi etnici diversi. Un atteggiamento vile e inaccettabile, da condannare e denunciare senza mezzi termini e che mi interroga sul mio orgoglio di donna del sud, convinta di appartenere a un popolo aperto, creativo, passionale, umano.
Trovo inammissibile qualsiasi forma di violenza fisica, verbale, psicologica, mediatica e vorrei che a Bari si alzasse forte una un grido di denuncia contro chi commette le violenze, contro chi rimane indifferente, contro chi diffonde informazioni false e fuorvianti sul tema dell’accoglienza dei migranti, contro chi crede di poter cavalcare mediaticamente e strumentalmente la strada dell’intolleranza e della lotta tra poveri.
Il mio è un invito, alla città e a ciascuno di noi, a non perdere quella sensibilità, quell’attenzione verso l’altro che ci rende umani, un invito a non rassegnarci alla violenza e al mancato rispetto dei diritti dell’altro. A non farci contagiare dall’indifferenza ma piuttosto dalla solidarietà, dalla cura della nostra dignità e della dignità degli altri.
La rete delle più di 100 realtà del programma Welfare “generareculturenonviolente” è scesa più volte in piazza per denunciare, alzare la voce, mettere la faccia contro ogni forma di violenza e discriminazione, ma evidentemente questo non basta: la tolleranza, il rispetto, l’accoglienza sono responsabilità collettive, come pure l’educazione quotidiana verso noi stessi, i nostri vicini e specialmente le future generazioni.

 

Don Fabio Carbonara (Parrocchia San Nicola – Torre a Mare)
La violenza avvenuta la scorsa notte a Torre a Mare è un problema che ci coinvolge tutti. Questi sono, ahimè, i frutti di una politica razzista (inutile nascondere il termine perchè di questo si tratta), che purtroppo trova “fan” anche e sopratutto nei ragazzini. E questa politica nasce dal mondo degli adulti, dal nostro mondo. Quello che avviene è una conseguenza del nostro razzismo nascosto, del nostro prendere in giro il diverso del nostro giudicare non una “politica” di immigrazione (che sicuramente va attuata), ma gli immigrati stessi. È una coseguenza della nostra bigotteria (ben diversa dalla fede) e dalle teste bacate dagli integralismi politici e religiosi. Torre a Mare, sopratutto la sera, diventa preda di incivili, teppisti e delinquenti provenienti da ogni parte di Bari e non solo (ora che scrivo, sembra che questi dieci ragazzi fossero provenienti “dalla città”). Ci vuole non soltanto più controllo e una presenza fissa delle forze dell’ordine, ma un’urgente azione educativa di tutte le “agenzie” educative del territorio altrimenti corriamo il rischio che “il peggio deve ancora venire”. Torre a Mare non è violenza! Fin quando diremo che la colpa è delle istituzioni, della chiesa, dei politici e non ci interrogheremo su come parliamo noi, in casa nostra, di queste logiche, perderemo solo tempo a puntare il dito contro gli altri. Non permettiamo a nessuno di poter agire liberamente con gesti intollerabili di razzismo e di violenza. E sopratutto non perdiamo tempo a strumentalizzare ancora una volta una situazione seria da affrontare in un pretesto di ragioni politiche e partitiche.