Sergio Fanelli, uno dei coordinatori regionali di Azione Nazionale, intervistato insieme all'ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti.

Esultano i coordinatori regionali di Azione Nazionale, movimento nato dalle ceneri di Alleanza Nazionale a sei anni di distanza dal suo scioglimento, all’indomani del referendum costituzionale. “I pugliesi – scrivono in una nota Sergio Fanelli e Vito Ippedico – non hanno avuto esitazione alcuna. La sovranità popolare ha trionfato con larga maggioranza, difendendo la Costituzione dal colpo di spugna volutamente preparato da Renzi e dai poteri europeisti sempre più convinti di poter «soggiogare» l’Italia e gli italiani alle logiche economiche e lobbistiche“.

I pugliesi“, proseguono i coordinatori di AN, “nel complessivo trend nazionale, hanno «scritto» un vigoroso no. Senza remore o dubbi. Non abboccando alle false e variegate promesse di Renzi e del suo Governo capaci, in piena «bulimia» elettorale, di offrire tutto e di più per avallare la riforma scritta da Bruxelles, ingannevole nei contenuti e nei principi.
Più di un milione e trecento mila pugliesi hanno votato No, raggiungendo una percentuale del 67, 16%, tra le più alte in Italia: picchi ancora più elevati quelli toccati nelle città capoluogo, con Foggia e Brindisi che sfondano il muro del 71%, Bari il 69%, Lecce (65, 48%), Taranto (69,29%), Brindisi 71 , 85%“.

È una presa di posizione senza appello – continuano i due – quella che i cittadini pugliesi hanno voluto infliggere all’apparato «rosso», che da quindici anni governa la Puglia senza riuscire a risolvere le priorità della Regione. Un Pd autoreferenziale, che non trova pace in nessun comune: i baresi, ad esempio, bocciano la gestione fallimentare del renzianissimo Decaro, mentre i tarantini, non si lasciano «fregare» dal doppiogiochismo del centrosinistra sulla questione Ilva. Il voto del popolo pugliese non è solo referendario: è una chiara presa di distanza dalle amministrazioni di centrosinistra“.

Una valanga di no“, proseguono Fanelli e Ippedico – a difesa della Costituzione e della Sovranità Popolare, contro un Governo deludente e autocelebrativo: le dimissioni di Renzi rappresentano il primo, inevitabile e quanto mai opportuno, passo verso un ritorno alla democrazia partecipativa. Azione Nazionale ha mobilitato uomini e risorse organizzative importante per questo Referendum apportando un contributo decisivo: oggi che gli Italiani hanno scelto, non vediamo altra alternativa al ritorno al voto. È importante approvare subito e senza tentennamenti una nuova Legge elettorale e poi andare alle urne. In questo, auspichiamo breve, lasso di tempo, il centrodestra deve lavorare per raggiungere la compattezza e l’unità, attorno ad un programma elettorale che possa essere valutato dal popolo inserendo al primo posto non le volontà di Bruxelles ma le esigenze degli italiani: Lavoro, Sicurezza, Economia, Pensioni, Scuola. Le primarie di coalizione, inoltre, darebbero al centrodestra quella ventata di innovazione interna utile per riguadagnare la fiducia del proprio elettorato che, in Italia, rappresenta una maggioranza consolidata“.

Primarie e ricambio generazionale: il centrodestra – concludono – deve muovere questi passi a livello nazionale e, nella fattispecie, a livello locale. Serve un appeal rigenerato, che possa trasmettere nuova passione alla base riaggregando risorse umane e professionali che, per mille ragioni, si sono allontanate dalla nostra parte politica. Solo così potremo tornare ad esultare, coinvolgendo i disillusi e gli astensionisti, tornando ad essere protagonisti“.