Camera di Commercio Bari

A distanza di due anni dall’emergenza sanitaria, i numeri del Registro delle imprese delle Camere di commercio segnalano un primo, parziale assestamento della natalità e mortalità imprenditoriale, senza tuttavia recuperare ancora i livelli pre-pandemia. Questo in sintesi lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere a partire dalle risultanze del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative al I trimestre del 2022. La Puglia con +0,09% è tra le regioni che fanno meglio delle altre, seppure con valori assoluti molto contenuti. Si conferma, quindi complessivamente il quadro del primo trimestre dello scorso anno, con un tasso di crescita per la prima volta in ripresa verso valori più normali dopo la forte contrazione legata all’attesa dei ristori governativi per la forzata riduzione delle attività. Non meno influente sul quadro generale, il clima d’incertezza conseguente agli squilibri geo-politici innescati dal conflitto Russo-Ucraino». Per la provincia di Bari il saldo fra iscrizioni e cessazioni è positivo: + 88, (iscrizioni 2383 cessazioni 229). 

Nelle forme giuridiche le performance migliori sono quelle delle società di capitale, in crescita in tutte le province pugliesi, a Bari con un +1,35%. “Vogliamo essere ottimisti, per un dato che comunque caratterizza una importante stabilità nel tessuto imprenditoriale – spiega Alessandro Ambrosi Presidente Confcommercio Bari. Guardiamo al futuro e speriamo che il conflitto in Ucraina, non danneggi le attività produttive e mi riferisco alla questione energetica che sta incidendo notevolmente sui bilanci delle imprese. Nei giorni scorsi è stato varato dal governo il decreto energia contro il caro bollette che prevede misure per l’efficienza energetica e la riconversione, nonché altri interventi a favore delle imprese e, questo ci fa ben sperare”. Nei settori resta trainante l’edilizia, confermando la spinta determinata dagli incentivi in favore delle famiglie per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare. A soffrire di più sono commercio, agricoltura e turismo.