Non soltanto il Pronto Soccorso del Giovanni XXIII deve fare i conti con la carenza di personale che è costretta a fare turni gravosi per riuscire a coprire il reparto, andando anche contro a minacce e aggressioni. Nella stessa situazione si trova il personale del Policlinico, come sottolinea nella nota Giovanni Stellacci, segretario territoriale della Cisl.

La nota Cisl in merito alla situazione del Policlinico:

“Di recente dai mass media abbiamo appreso di un ipotetico esubero di 200 infermieri. Quanto annunciato è inspiegabile, in primo luogo per i dati ufficiali del Ministero della Salute pubblicati a maggio 2017, che fanno riferimento al personale in servizio a dicembre 2013, i quali indicano che la Puglia aveva i dati più bassi sia in rapporto ai posti letto, sia in rapporto alla popolazione. In secondo luogo per la reale situazione in cui versano le strutture sanitarie. Del resto, non sarà un caso se si continuano ad aprire servizi contando su prestazioni in regime di lavoro straordinario”.

“La verità è che in tutta la provincia spesso si rischia l’interruzione dei servizi per mancanza di personale infermieristico (ma anche medico). Non fa eccezione il Policlinico di Bari dove l’inveterata carenza del personale è andata peggiorando ulteriormente negli ultimi mesi. “Questa situazione ci sta uccidendo!”. È il grido d’aiuto che proviene da più parti ma che non commuove nessuno. È perfino difficile da spiegare lo stato in cui versano molte unità operative del Policlinico. Parliamo soprattutto delle carenze della dotazione organica: OSS, infermieri, medici. Turni estenuanti, sistematico ricorso alle ore di lavoro straordinario. E così si tira a compare, la qualità dell’assistenza e la qualità dell’esistenza degli operatori, l’efficienza, verranno in un futuro non meglio precisato”.

“Da parte della Direzione Generale l’unico segnale inviato ai dipendenti è stata l’autorizzazione a compiere ulteriori sacrifici, cioè sopperire alle carenze mediante l’utilizzo del lavoro straordinario, strumento che dovrebbe essere utilizzato per “fronteggiare situazioni di lavoro eccezionali” e non come espediente sistematico per compensare le carenze”.

“Le UU.00. ad alta complessità assistenziale come la Neurochirurgia sono allo stremo e il personale è fatto oggetto anche di aggressioni da parte dei pazienti o dei familiari che spesso lamentano le carenze derivanti dall’esiguità delle risorse. Il Pronto Soccorso non è da meno e la maggior parte degli infermieri ha da tempo sforato il tetto massimo delle 250 ore di straordinario. La carenza in organico è tale che per poter garantire le ferie estive del personale si è ricorso alla chiusura di uno degli ambulatori (per i codici bianchi e verdi), ed alla riduzione dell’organico di una unità infermieristica durante il turno notturno sia nella Sala Rossa che all’interno del Triage, non è certo un metodo valido per potenziare i servizi durante la stagione estiva”.

“Queste riduzioni e riorganizzazioni si ripercuotono ovviamente sugli utenti costretti, ad estenuanti ore di attesa per essere visitati. La situazione peggiora nella Medicina D’urgenza dove in turno vi troviamo solo 2 infermieri a fronte dei 14 degenti, senza unità ausiliarie o OSS. Per poter inviare i degenti a consulenza o sottoporli a esami strumentali, ad accompagnarli provvede un infermiere della medicina d’urgenza, o, se questi è impossibilitato, uno degli infermieri del triage, determinando delle lungaggini estenuanti”.

“Per fronteggiare queste carenze si fa ricorso allo straordinario “programmato”, impiegando sia il personale del Pronto Soccorso, che quello di altre Unità Operative che hanno dato la loro disponibilità alla Direzione Sanitaria. Anche nell’U.O di Chirurgia Toracica, l’unica che effettua servizio di traumatologia per la città di Bari e la provincia (tutti i traumi toracici che giungono in pronto soccorso sono inviati in questa unità operativa), va avanti con un organico al di sotto degli standard minimi. Così come la Sala di Emodinamica, fiore all’occhiello del padiglione Chini, che presenta delle carenze e tra le altre cose non ha sufficiente personale di supporto per igienizzare gli ambienti tra un intervento e l’altro, gli infermieri sono costretti a compensare continuamente”.

“Considerato l’obbligo per i datori di lavoro di valutare con frequenza i livelli di stress e visto lo stato delle cose, ci chiediamo quali determinazioni risultino agli atti. La stabilizzazione tanto strombazzata attraverso ai mass media non è ancora entrata nella fase cruciale e in attesa che si termini tutto l’iter per espletare il concorso per gli OSS il contesto diventa sempre più insostenibile”.

“I cittadini devono sapere che la quasi totalità del personale da stabilizzare è già in servizio, questo significa che la forza lavoro non risulterà aumentata neanche dopo la stabilizzazione quindi i benefici sulla qualità dei servizi saranno minimi, nessuna rivoluzione epocale! Si parla tanto di tempi d’attesa ma senza personale è difficile aumentare i servizi. Senza un numero di personale adeguato, i servizi non servono ai cittadini bisognosi, sono funzionali ad altre dinamiche”.

“A quando una vera riqualificazione della Spesa Pubblica? Si fa cassa sulla pelle dei dipendenti e sulla disponibilità dei congiunti che assistono i loro cari ma contestualmente assistiamo a un imperdonabile ritardo sull’applicazione di norme che consentirebbero veri risparmi. Si dovrebbe partire dall’analisi degli sprechi delle risorse, capire dove è possibile operare l’accorpamento funzionale di discipline mediche che possono convivere affidandole a primari competenti in management, implementare l’uso della rete informatica, individuare quale organizzazione dare alle unità operative, accorciare tutte le filiere. Medici, professionisti, più personale per dare risposte efficienti e rapide al bisogno di salute dei cittadini. A cosa servono i proclami lo hanno dimostrato le ultime elezioni. La CISL FP di Bari non demorde e continuerà nella campagna di sensibilizzazione”.