Consorzi di Difesa di Puglia allo sbando. Nonostante la nuova legge regionale su difesa attiva e integrata delle colture agrarie, secondo il segretario generale FLAI-CGIL Puglia, Antonio Gagliardi “la querelle in atto nel sistema dei Consorzi lascia senza parole”.

La legge regionale n. 33/2017, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale pugliese, che trasferisce le competenze per la difesa attiva ed integrata delle colture agrarie ad ARIF, ha creato molti mal di pancia in seno al sistema dei Condifesa. Si tratta di una legge che ha avuto il pregio di riprogrammare un’attività che negli ultimi, per scelte errate del management del sistema dei consorzi, arrancava nell’attuazione di piani e programmi inerenti la lotta attiva e integrata delle colture agrarie.

Una legge che certamente ha una visione lungimirante, che si adegua alla normativa nazionale, per la quale l’assessorato all’agricoltura, competente per settore, ha avuto la capacità di intervenire a beneficio delle imprese agricole del territorio pugliese ma anche di preservare e, quindi, non disperdere le professionalità altamente qualificate presenti nel sistema dei consorzi di difesa.

“A fine dicembre 2017 – spiega Gagliardi – Assocodipuglia invece di favorire il processo di trasferimento ad altro soggetto, come peraltro previsto per legge, assume un arrogante atteggiamento di auto-conservazione, e opera una sorta di “epurazione” cacciando dal complesso dei consorzi quello di Taranto, già in difficoltà da anni e con il personale dipendente dimezzato, impedendo addirittura l’accesso al portale del sistema dei Condifesa, fondamentale per garantire il minimo dei servizi sul territorio e lo svolgimento delle attività lavorative dei dipendenti. La ragione? Mancato versamento della quota associativa”.

Negli ultimi anni la dotazione finanziaria affidata dal bilancio regionale ad Assocodipuglia per le attività di difesa attiva ed integrata è stata di circa 1,4 milioni di euro. Più del 60% è stato trattenuto da Assocodipuglia per ragioni “gestionali”, che ha al suo interno n. 3 dipendenti; il restante 40% andava suddiviso tra i 5 consorzi provinciali costituenti la rete dei Condifesa della Puglia, che a loro volta contano una pianta organica complessiva di 40 unità lavorative. È evidente la sproporzione nella gestione e rendicontazione economica.

“Se per anni – si chiede Gagliardi – le risorse finanziarie della Regione, quindi risorse pubbliche, destinate ai consorzi provinciali sono state trasferite dal loro stesso livello di coordinamento regionale col contagocce, come si può chiedere il versamento della quota
associativa? Assocodipuglia, perché fa finta di non sapere che nel consorzio di Lecce gli stipendi sono arretrati da 22 mesi e che a Brindisi attendono 18 ratei e con un preavviso di licenziamento in essere? Perché fare finta che a causa di scelte strategiche industriali completamente sbagliate si è prodotta la chiusura del consorzio di Bari; il licenziamento di 4 unità su Foggia a cui se ne aggiungeranno presto altre 4?”

Insomma, una situazione esplosiva che si consuma nell’indifferenza di chi invece dovrebbe vigilare e pretendere l’applicazione della Legge n. 33/2017: “Non ammetteremo una ulteriore fase transitoria – attacca il segretario – perché non vogliamo che gli agricoltori pugliesi vengano presi in giro. Questi lavoratori si aspettano adeguati livelli dei servizi connessi all’altezza di quanto previsto da leggi nazionali e regionali. Il periodo di tre mesi che scadrà il 31 marzo 2018,

“Vogliamo immaginare che a brevissimo, magari congiuntamente con l’assessore regionale alle politiche agricole – conclude Gagliardi – si giunga insieme ad annunciare la piena applicazione di una legge che finalmente pone ordine alla difesa attiva ed integrata delle produzioni agricole nella nostra regione”