“Michele Emiliano è come Silvio Berlusconi”. E se a dirlo è Massimo Cassano, che li conosce bene entrambi, un fondo di verità dovrà pur esserci. Verità, possiamo immaginare, difficile da digerire per entrambi. Soprattutto per il Cavaliere che, sceso in campo 28 anni fa proprio per arginare l’avanzata della sinistra e della magistratura all’indomani di Tangentopoli, si ritrova oggi paragonato a un esponente della sinistra e per giunta magistrato. Sic transit gloria mundi. Perché si sa, l’eterogenesi dei fini spesso non perdona e oggi, complice la pandemia che ha sdoganato qualunque forma di convergenza parallela in politica in nome di un fine comune, occorre fare i conti anche a livello locale con questa nuova realtà.
Che Cassano, già consigliere regionale e senatore di Forza Italia, oggi direttore generale dell’Arpal nominato da Emiliano nel 2020, almeno ha il merito e il coraggio di mettere nero su bianco nell’intervista pubblicata oggi da La Repubblica edizione Bari: “Emiliano è stato politicamente il più intelligente di tutti ad aggregare e allargare la coalizione di centrosinistra per vincere le elezioni. Lui è una persona molto umana, socievole, lo senti amico subito. Un po’ come era Berlusconi, che ti metteva subito a tuo agio”. E i moderati del centrodestra in Puglia si stanno accomodando volentieri, visto che di solito Emiliano mette a proprio agio con un caffè più una poltrona: ultimo arrivato Rocco Palese, da poco assessore alla Sanità, ma da sempre figura di spicco di Forza Italia in Puglia, nel 2010 anche candidato alla Presidenza della Regione con il Popolo delle Libertà. Un’attrazione quindi politica fra gli ex maggiorenti del centrodestra e Michele Emiliano; non solo tecnica, come appena 10 giorni fa il governatore ribadiva al gruppo consiliare del Partito Democratico per calmarne i malumori.
Il motivo è presto detto per Cassano: “Un po’ tutte le ideologie si sono perse. Le ideologie a livello amministrativo non hanno più presa”, altra dichiarazione lapidaria di Cassano, difficile in effetti da confutare. Ma in tutta questa situazione fluida che non contempla più l’esistenza e la resistenza di steccati ideologici, quale sarebbe il nuovo che avanza, per rispolverare un’espressione tanto in voga qualche anno fa? “Oggi ancora di più abbiamo la nostalgia della Democrazia cristiana”. E sulle note di “non possiamo non dirci demo-cristiani”, per il momento sipario.