“Qualcuno c’è, ha delle capacità… voglio dire, Io sono oltre 30 anni di esperienza. Cioè ci sono chi emerge e chi no. Di quello che sta dicendo, cioè io lavoro cioè e do la mia prestazione a tutti. Chiaramente mi hanno ritenuto valido e chiaramente essere a questo incarico. Ho fatto un passo perché ci credevo nella città di Bari che possa crescere. La mia azienda ha altre attività, ha noleggiato anche a un prezzo competitivo attrezzature al Petruzzelli. Lei fa l’imprenditore? Sa cosa significa? Sa cosa significa il noleggio? Allora, le faccio un esempio: perché è uscito il leasing? Tutti quanti se lei ragiona come lei il leasing non serviva”. Perché diamo in affidamento diretto, spacchettiamo? “Questa è una sua opinione…”

Evidentemente, che si facesse ricorso all’escamotage dello spacchettamento per poter affidare direttamente gli appalti non era solo una nostra opinione dettata dai documenti. La pensano allo stesso modo anche la Guardia di finanza e la Procura di Bari, che per Franco Mele, il responsabile luci e fonica del Teatro Petruzzelli, ha chiesto il rinvio a giudizio. Avrebbe affidato alla sua azienda, la Crescendo Sistemi Srl, appalti diretti per una somma complessiva di 500mila euro. La dichiarazione farfugliata che leggete in grassetto all’inizio dell’editoriale è proprio di Franco Mele. Lo avevamo intervistato il 22 maggio 2014. Le indagini della Procura erano note, ma si è continuato a fare come sempre.

Parole farfugliate, sospiri e indecisioni, proprio come un bambino beccato con le mani nella marmellata. Il punto è proprio questo. Il bambino, se il barattolo non è aperto o se la mamma distratta non l’ha lasciato alla sua portata, le mani nella marmellata non ce le mette. La metafora è banale ma calza a pennello, per ammissione dello stesso Mele, che tra gli altri farfugliamenti, a un certo punto dell’intervista dice: “Chiaramente mi hanno ritenuto valido”. Ovviamente validità giudicata per chiamata diretta di un “ex fornitore” e non per concorso.

I finanzieri hanno acquisito documenti, che in parte abbiamo pubblicato in questi tre lunghissimi anni di inchiesta sulla gestione del Petruzzelli, ma soprattutto hanno ascoltato Vito Longo, il direttore amministrativo della Fondazione Petruzzelli. Vito Longo, testimone di nozze proprio di Franco Mele.

Mele, secondo quanto sostiene la Finanza e avevamo sospettato, affidava a sé stesso gli appalti, spacchettandoli, ma le fatture non le pagava lui. C’era chi scriveva gli affidamenti, chi li approvava e chi autorizzava i pagamenti. Il dolo, la negligenza o la distrazione sono comunque colpe assai gravi. Possibile che ci sia stato bisogno di un esposto anonimo nel 2010 per svelare il segreto di Pulcinella? Il direttore amministrativo e l’allora Commissario straordinario della Fondazione, Carlo Fuortes, non potevano non sapere dell’allegra gestione degli appalti. Sapevano in tanti, probabilmente anche quelli del Partito Democratico che, seppure in maniera indiretta e tra mille rivoli, per il montaggio dei palchi per i comizi pre elettorali di Renzi e Decaro, hanno avuto a che fare proprio con il responsabile luci e fonica del Petruzzelli.

Anche in questo caso per ammissione dello stesso Franco Mele: “Sto dando una mano all’allestimento, a me piace questo lavoro. Sto dando una mano a degli amici che lavorano sempre insieme”. Peccato che la mano, come abbiamo dimostrato in quest’altro articolo, Mele la desse anche mentre al Petruzzelli andasse in scena un’opera e quindi la sua presenza fosse indispensabile in caso di un qualsiasi inconveniente. Fermo restando il suo ruolo di incaricato di pubblico servizio, essendo convinta la Procura che la Fondazione sia un ente di natura pubblicistica “in ragione dell’interesse generale perseguito”. Probabilmente gli amici ai quali Mele si riferiva in quella occasione erano gli stessi amici che adesso stanno dando di matto per la pulizia “etnica” voluta dal sovrintendente Massimo Biscardi e dal nuovo responsabile degli allestimenti Angelo Linzalata.

“Non ho nessuna paura”, aveva detto il sovrintendente Biscardi annunciando la presenza di clan – non specificando di che tipo – all’interno del teatro Petruzzelli. Lo diceva durante la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione. L’affermazione, fortissima, aveva fatto il giro d’Italia prima di perdere peso con la rettifica dello stesso Biscardi, ascoltato dalle Commissioni Trasparenza e Cultura del Comune di Bari. Quei clan erano da intendersi all’anglosassone – aveva precisato – con l’accezione di famiglia.

La pacchia é finita e a leggere bene tra le righe non escludiamo altre novità. Caos Petruzzelli, probabimente adesso si inizia a fare un po’ di chiarezza.