La Storia (e la maiuscola non è casuale) si ripete: mancavano le femmine al sozzo e rozzo popolo che Romolo aveva appena riunito all’interno del famoso solco. E che ti fa il re più cozzalo della storia? Se le va a prendere dai vicini di solco, i Sabini. Si sa come finì, a mazzate e duelli. Certo la storia compiacentemente scritta dallo storico di turno ci racconta che “alla fine” le femmine mostrarono di gradire la nuova sistemazione, interponendosi fra i duellanti per fermare ulteriori stragi.

Ma un rapimento, per giunta di gruppo, non è certo il meglio per un popolo civile: stiamo ancora aspettando, per esempio, che ci restituiscano le oltre duecento giovanette nigeriane rapite da quegli scriteriati assassini di Boko Haram.

E dunque, perchè mai dovremmo accettare senza muovere un muscolo che un presidente di regione appena eletto da un “plebiscito” tenti di porre rimedio alla scandalosa assenza di donne nella sua maggioranza, grazie anche a un sistema elettorale che la sua stessa maggioranza ha elaborato inciuciando l’impossibile trasversalmente, andando a scassare i cabbasisi a una forza di opposizione che di opposizione vuole rimanere?
In altre parole, sarà pure suo diritto nominare chi vuole (all’interno del Consiglio, ovvio) ma questo assomiglia troppo al ratto delle grilline: e ce ne sono ben 4, santiddio, e tutte all’opposizione, che spreco di gnocche, santa Cunegonda vergine. Che Emiliano sia prepotente e autocrate, certo non lo scopriamo adesso: e che abbia della democrazia un concetto post moderno pure. Ma con il ratto delle grilline ha davvero esagerato. Le consigliere si sono negate e hanno fatto bene: il loro ruolo è all’opposizione e là devono stare (a meno di salti della quaglia, ma le voci che circolano riguarderebbero un maschio).
Alla fine, questo ratto assomiglia moltissimo alla scelta populista e demogogica di mettere sei donne capolista salvo poi non riuscire ad eleggerne nessuna. Un’esplosione di autentico maschilismo vecchio stampo, da Padron ‘Ntoni dei Malavoglia. Dove di politica c’è pochissimo, visto lo spazio enorme che occupa l’ego del capo e il suo immenso concetto di potere.