Un satrapo che decide tutto, il contrario di tutto, nomi, onori e disonori. E che giustifica i saltafossi, se li porta a casa sua, li infila nella lista del Partito Democratico come se fosse cosa sua, esclusivamente sua. Un Partito. Settanta anni di storia. Nella sua visione autocratica e assolutista, Emiliano ha quasi completato l’opera di dissoluzione dell’ultimo pezzo di politica italiana che restava.

Non sembra particolarmente turbato dalla confusione massima che regna fra gli elettori del partito di cui è segretario pro-tempore. Non sembra avere in nessun conto quei fattori metapolitici e transideologici che da sempre costituiscono il nerbo e il cuore della sinistra italiana: quando i comunisti italiani piacevano più a Papa Giovanni che a Krusciev, per intenderci, quando Peppone e don Camillo erano una fiorente metafora post bellica di due popoli, due storie che lavoravano appena possibile insieme per il bene comune.

Oggi il satrapo sputa su quelle storie e impone a un manipolo sempre più sperduto di militanti di digerire l’indigeribile, come la candidatura sotto l’egida del PD della ragazzetta Anita Maurodinoia, la furbetta carina e piccina, che già veniva esaltata come il braccio armato di Francesco Schittulli nella provincia dormitorio di Bari e che riceve un onore che un tempo toccava ai militanti veri, quelli che 365 giorni all’anno lavoravano per il partito e senza compenso, cui il Partito faceva l’analisi del DNA prima di gettarli in qualche avventura elettorale, di qualsiasi grado. Per orgoglio e senso di appartenenza, anche e soprattutto ideologica.

Il Pd pugliese ingoia amaro ma sostanzialmente non reagisce: dieci anni di potere alla Regione e al Comune valgono bene una messa…da parte. Militanti? Parola desueta, antica, anacronistica. Oggi hai i voti o non li hai, poco importa come te li sei fatti dare. La ragazzetta Mauronidoia ce li aveva, al Comune di Bari, ne ha presi 3000: slurp, avrà pensato il Satrapo.

Emiliano gioca a Monopoli, con Parco della Vittoria e la Stazione Ferroviaria: metto la Maurodinoia così la controllo meglio. Ma che che dici, come ti permetti, ma chi sei tu? E il Partito che dice? Cosa pensano quei pochi che ancora si ricordano della vita di sezione, di vedersi rappresentati da una saltafossi indecorosa?

Politica, roba per pochi: la massa immensa che non voterà avrà comunque torto, sia chiaro. Ma queste sono condizioni di dissoluzione totale della stessa idea di democrazia partecipata, che l’art.49 della Costituzione disegna in modo chiaro: e parla di metodo democratico, e parla di libera associazione. Oggi il Pd pugliese (e forse non solo pugliese) è molto lontano da questo. Michele Emiliano è un despota che usa il partito con la sua personale visione del potere, come tutti i despoti si circonda di mediocri, incapaci, pavidi e sostanzialmente inutili collaboratori, yes men e yes women che in ogni caso non gli possono fare ombra, ma solo vento se fa troppo caldo.

Michele Emiliano, soprattutto per demerito dei suoi avversari, è destinato a fare il prossimo presidente della regione Puglia. Ma passerà alla storia anche per aver ucciso quello che restava vivo di un partito, il PD, che ormai in Puglia, ha solo vaghi ricordi delle sue tradizioni e della sua storia migliore. Quando “militare” era il minimo che si potesse e dovesse fare per aspirare a servire il paese: anche se si trattava soltanto di fare fotocopie in qualche sperduta sezione.