Ormai si è rotta una diga. Il fatto che la gestione della nuova Croce Rossa fosse disinvolta ad ogni livello lo avevamo capito ma solo la solerzia e l’orgoglio dei volontari seri ed onesti riescono a smantellare il muro di bugie dietro il quale alcuni individui stanno approfittando del buon nome di una delle associazioni di volontariato più antiche d’Italia.
Stavolta abbiamo acceso i riflettori sul Comitato locale di Tarquinia, in provincia di Viterbo. In questa splendida e antica città, il sodalizio umanitario svolge anche l’attività di assistenza ai più bisognosi.
Si acquistano viveri e si assemblano pacchi che vengono regalati alle famiglie in difficoltà. In questo senso la Croce Rossa è molto rigorosa nello stabilire chi debba essere beneficato e chi no, sfruttando oltre agli indicatori economici anche la rete di conoscenze che proprio il radicamento sul territorio favorisce. Da qui, dal capire i bisogni a conoscere anche i gusti dei beneficati il passo è naturalmente breve.
Capiamo questa cosa dal tenore di una delle tante fatture che un gruppo di volontari, purtroppo sotto la solita velatura di triste anonimato, ci ha recapitato. Si fa del bene non solo con i generi di prima necessità. La fattura, che rivela l’acquisto di generi alimentari proprio in un negozio a due passi dalla sede del Comitato di Tarquinia, ci racconta che il fortunato beneficiario di questo pacco aveva a disposizione a giugno scorso i biscotti ripieni di Nutella, la sfoglia per fare le torte, l’insalata mista classica insieme ai cinque cereali in mix per fare colazione, il tutto innaffiato da un paio di cassette di birra di nota e sofisticata marca sarda.
Il pacco deve essere stato consegnato con la massima rapidità possibile, pena lo squagliarsi delle confezioni di biscotto gelato “cucciolone”, anche questo di primaria marca, che chiudeva in dolcezza il dono.
Il sospetto che questi generi di conforto non abbiano confortato una famiglia bisognosa, è venuto a tante persone, ai volontari che hanno chiesto l’accesso agli atti del Comitato, alla responsabile di questo servizio del Comitato medesimo che si è affrettata a scrivere di suo pugno sulla fattura che non aveva provveduto il suo servizio a compiere l’acquisto. Il dubbio è venuto anche ai volontari che ci hanno sottoposto, indignati, questa fattura ed un altro bel pacco di cartacce, tutte con l’emblema sopra della Croce Rossa in campo bianco. Il dubbio è venuto anche a noi, che stiamo pubblicando questa cosa ma non è venuto, come capita sempre troppo spesso, a chi doveva controllare quest’andazzo.
Il presidente regionale De Nardis, che dal suo ufficio di via Ramazzini 31 gestisce le funzioni ispettive e disciplinari su tutto il Lazio, pur ricevendo dal luglio scorso ancora non ha esercitato le sue funzioni. Sollecitato da un Francesco Rocca molto adirato ha iniziato a scrivere chiedendo per via gerarchica una relazione che ancora non è stata completata. Il tempo passa e nel frattempo il Comitato ha una situazione finanziaria assolutamente fuori dall’ordinario.
Oltre ad avere il bilancio in perdita, alcune voci di spesa preoccupano i soci che, essendo sparita la gestione pubblica dell’associazione, come membri di un sodalizio privato potrebbero essere chiamati a coprire personalmente eventuali perdite e impegni non onorati. Le voci che preoccupano i volontari sono le spese di carburante, oltre 8.000 euro in un anno e, per esempio, quelle di cancelleria pari quasi a 2.000 euro. A non far stare tranquilli i volontari in tuta rossa c’è l’assoluta mancanza di trasparenza riguardo a presunti debiti del Comitato, da molti dichiarati ingenti ma solo a voce, e la certezza che non ci sia un euro in cassa, cosa poco prevedibile vista la mole di servizi a pagamento tuttora assicurati dalla compagine tarquiniese.
Che il presidente Adriano De Nardis non brillasse di luce propria si è sempre saputo, ma con una vicenda di questo tipo tra le mani, che pare non essere nemmeno l’unica patata bollente del suo territorio regionale, c’è poco da aspettare e lui, pronto a nominare sul tamburo la solita pletora di collaboratori e delegati, ha forse dimenticato di essere l’unico ed ultimo funzionario pubblico di una catena di comando destinata a spezzarsi per l’intervento della Guardia di Finanza, che già pare pronta a mettere il naso tra la miriade di scontrini e foglietti. Cartacce che secondo alcuni dovrebbero essere la contabilità dell’associazione di volontariato più grande del Paese. Se questo non è l’effetto della privatizzazione voi continuate a chiamarlo come vi pare.