Destini sovrapposti e divergenti in Croce Rossa Italiana. Da un lato i lavoratori in molbilità. A loro il nuovo anno porterà i codici di accesso al portale ministeriale per capire, come vacche al mercato, cosa il 2016 riserverà loro. Dall’altro lato, invece, c’è ci festeggia alla grande. Parliamo della pattuglia di dirigenti dela Croce Rossa che è transitata, per effetto degli atti notarili dello scorso 29 dicembre, a capo del nuovo ente strumentale. Lor signori, come sempre carte alla mano, ogni fine mese incasseranno più di quanto percepivano nella “vecchia” Croce Rossa.

La determinazione esatta delle spettanze è sui tavoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le solite voci di corridoio, da sempre quelle che sono più informate di tutti, però, parlavano di risa di gioia dal notaio. Non dubitiamo del fatto che la contentezza della vecchia direttrice generale di Cri, Patrizia Ravaioli in Polito, sia autentica. Approdata nell’associazione di volontariato più grande d’Italia dopo aver lavorato nel think net trasversale, aver diretto la Lega Tumori e pure i dirigenti di Ericcson, dal primo gennaio la Ravaioli amministrerà l’ente che ha seppellito la Croce Rossa, di cui essa stessa è stata direttrice prima dello scatafascio.

Un meraviglioso gioco di poltrone che, come nell’imperdibile capolavoro di Tomasi di Lampedusa, ci rende sempre più chiaro come debba cambiare tutto per non far cambiare nulla e che in ogni caso a pagare tutto siano sempre i più deboli: i lavoratori e in ogni caso tutti gli italiani, che hanno considerato sempre la Croce Rossa come patrimonio sociale e culturale dell’Italia, nazione alla quale le tematiche sociali in passato sono sempre state care. Tra quelli ai quali è cambiato qualcosa in questa settimana dobbiamo annoverare i militari della Croce Rossa, richiamati in servizio per prestare la loro opera negli aeroporti siciliani quali soccorritori. Per un disguido (adesso si chiama così) tra i vari presidenti siciliani, compreso l’immanente Valastro, le carte giuste non sono arrivate nei posti giusti al momento giusto.

Di conseguenza i lavoratori sono stati congedati con decorrenza 31 dicembre. Chi sicuramente alzerà il calice al cielo sarà il notariato italiano. Dopo il fallimento su tutta la linea delle vendite per asta telematica organizzato dal board dei notai nazionali, è arrivata la notizia che tutti i Comitati dovranno tornare da questi stimati professionisti per modificare la denominazione del loro ente, diventato già due anni fa associazione privata. Scusate, ma questa operazione non poteva essere fatta direttamente due anni fa, quando i presidenti si sono recati dai notai indicati loro da via Toscana ed hanno lasciato almeno 800 euro cadauno su quei robusti tavoli?

Certo che si poteva, in un mondo come quello di Croce Rossa dove tutto è regolamentato e convenzionato ci sembra strano che un passaggio collettivo di circa 560 unità territoriali dal notaio non abbia generato almeno qualche economia di scala. Adesso, solo solo per poter cambiare la denominazione come richiesto dal mutare degli eventi, i Comitati verranno munti un’altra volta e un’altra volta verranno spesi i denari che i volontari con i loro servizi raccolgono notte e giorno. A proposito di Comitati, non potevamo chiudere l’anno senza dedicare un pensiero affettuoso anche al nuovo candidato alla presidenza nazionale della “nuova” Croce Rossa, Flavio Ronzi.

Proprio qualche tempo fa, appena ci giunse all’orecchio la voce della sua imminente nuova e brillante ascesa in carriera, ragione per la quale lui stesso si fa fotografare sempre in ambito extra territoriale al fianco dell’ormai ex presidente Rocca, lo stesso Ronzi si sbrigò a smentire su Facebook la nostra soffiata, ribadendo che avrebbe corso per la sua stessa poltrona, quella di presidente provinciale. Era in vena di raccontarci la solita bugia oppure non aveva letto lo Statuto da lui stesso approvato nel 2014, quello che entra in vigore proprio la notte di Capodanno e che non prevede, nell’articolazione territoriale della nuova Croce Rossa la figura del comitato provinciale, in linea con l’abolizione delle Provincie stabilita dal Governo?

A Ronzi vanno i nostri migliori auguri, con la speranza che il nuovo anno gli porti il desiderio di confrontarsi a viso aperto, magari davanti ad un partecipato uditorio, con noi e con tutti i volontari che ancora gli chiedono conto delle cose che gli ha promesso e che non è stato in grado di mantenere. Lui continuerà a chiamarla privatizzazione. Noi, invece, amiamo tutti la Croce Rossa Italiana. Buon anno.