«Se è successo, vuol dire che può succedere ancora». È con questa citazione di Primo Levi che i rappresentanti d’istituto dell’I.I.S.S. “Galileo Ferraris” di Molfetta hanno scelto di aprire l’incontro organizzato per celebrare la Giornata della Memoria. A raccontare ai giovani studenti gli orrori dell’olocausto l’Associazione Culturale Eredi della Storia e l’ANMIG (Associazione nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra), con l’intervento del giornalista e scrittore Renato Brucoli e del cav. Sergio Ragno, presidente Eredi della Storia.

La riflessione di Renato Brucoli si è incentrata su tre concetti: memoria, consapevolezza e responsabilità. La memoria ha lo scopo di «prolungare l’esistenza di coloro che non ci sono più.» Ed è in nome della memoria che ci rechiamo ad Auschwitz, «perché abbiamo bisogno, noi e i nostri figli, di praticare la memoria per evitare duplicati» ha sottolineato Brucoli. Lì, ad Auschwitz, si acquisisce la consapevolezza che «bisogna, negli organismi sociali nei quali ci troveremo a vivere, adottare comportamenti di solidarietà umana, acquisire un senso di comunità che ad Auschwitz è andato completamente perduto». Ed infine, il concetto di responsabilità: «Bisogna diventare dei testimoni non muti» ha dichiarato Brucoli.

Durante il suo intervento, il Cavaliere Salvatore Ragno si è soffermato su particolari inediti e poco conosciuti della storia, in particolare molfettese. Ad emergere, soprattutto, il salvataggio della comunità ebraica molfettese da parte dei marinai molfettesi, come il motorista Giuseppe Raguseo, membro di bordo del peschereccio Nettuno e del parroco di San Domenico don Ilarione Giovine. «I testimoni di pace, come i nostri concittadini che salvarono tante persone, devono passare alla storia» ha dichiarato il Cavaliere.

Una iniziativa che ha lasciato un segno negli studenti dell’I.I.S.S. “Galileo Ferraris” e che si è conclusa con le parole dei rappresentati dell’Istituto: «La necessità del ricordo non può essere messa in discussione, ricordare e far ricordare a tutti il dolore di milioni di vittime innocenti è un dovere di umanità.»