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Il tribunale di Lecce ha emesso la sentenza nel processo a quattro persone accusate di aver costretto giovani donne provenienti dalla Bulgaria a prostituirsi nelle strade di Lecce e Taviano, usando violenza e minacce.

La giudice Annalisa De Benedictis ha condannato Mariyan Chakarov, 48 anni, originario della Bulgaria ma residente a Taviano, a 12 anni di reclusione e a pagare una multa di ottomila euro. Chakarov è stato ritenuto il capo dell’associazione criminale. Sua moglie, Denislavova Sevdalina Rodostinova, 33 anni, e Dobrin Borison, 33 anni, entrambi anch’essi bulgari e residenti a Taviano, sono stati condannati a 6 anni di reclusione ciascuno, oltre a una multa di mille euro. Angelo Manzo, 64 anni, di Taviano, è stato condannato a 5 anni di reclusione e a una multa di 800 euro.

Secondo l’accusa, i quattro imputati avrebbero costretto nove donne bulgare a prostituirsi, alcune delle quali erano state acquistate per poco più di duemila euro. Due di loro hanno denunciato gli abusi alla polizia nel 2020, scatenando l’inchiesta che ha portato alle condanne.

Una delle vittime ha raccontato di essere stata minacciata e picchiata dall’uomo che identificava come il “boss”. Quest’uomo l’avrebbe costretta a prostituirsi e le avrebbe inflitto ferite con un coltello e bruciature di sigarette quando non lavorava a causa di malattia. In seguito all’aggressione, l’uomo l’avrebbe accompagnata in ospedale e avrebbe mentito sui motivi delle ferite per nascondere la verità.

Le vittime raccontavano di consegnare tutti i soldi guadagnati dalla prostituzione al “boss”, ricevendo solo un euro al giorno come compenso, insieme a sigarette e occasionalmente generi alimentari. Inoltre, veniva loro richiesto di chiamare il “boss” all’inizio e alla fine di ogni prestazione sessuale per monitorare gli introiti.

La sentenza segna una tappa importante nella lotta contro il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale, dimostrando l’impegno delle autorità nel perseguire coloro che commettono questi gravi reati.