Da questa notte è in corso l’operazione antimafia “game over” nel Foggiano. Ben 500 Carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 82 persone tra vertici, affiliati e contigui delle “tre batterie”, ovvero clan facenti parte della cosiddetta “società foggiana”, la criminalità organizzata di Capitanata. In totale sono 90 gli indagati; fra le persone coinvolte ci sono anche due donne, di cui una attiva nel sodalizio e l’altra, invece, è l’unica ad esser stata messa ai domiciliari. Alcuni soggetti sono deceduti, assassinati o per morte naturale. Gli arresti sono scattati anche in altre regioni d’Italia. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della Dda con il coordinamento della Procura nazionale antimafia.

L’inizio della maxi operazione

La maxi operazione inizia dal procedimento relativo all’omicidio di Roberto Tizzano e al contestuale ferimento di Roberto Bruno, entrambi esponenti di rilievo della batteria ‘Moretti-Pellegrino-Lanza’, sparati con colpi d’arma da fuoco il pomeriggio del 29 ottobre 2016 all’interno di un bar di via San Severo. Per l’agguato sono stati condannati, in via definitiva Patrizio Villani, Cosimo Damiano e Francesco Sinesi, tutti appartenenti alla batteria ‘Sinesi-Francavilla’. Le sentenze hanno accertato che il mandante dell’efferata azione sarebbe stato Francesco Sinesi, in risposta al tentato omicidio perpetrato, il 6 settembre 2016, ai danni di suo padre Roberto, capo storico dell’omonima batteria mafiosa. Il luogo del delitto, bar “All’H24” si è rilevato, a seguito delle indagini compiute, la base operativa centrale del traffico di sostanze stupefacenti.

Il modus operandi nel traffico di droga

L’operazione eseguita oggi si è focalizzata sulle fonti di guadagno illecite della struttura criminale, derivanti, secondo le indagini, da due canali: da una parte le estorsioni ai danni del tessuto imprenditoriale; dall’altra il fiorente traffico di sostanze stupefacenti perpetrato con un sistema di regole aggressivo e minuzioso, che hanno garantito la possibilità di un controllo capillare e di una posizione di monopolio nella vendita della cocaina attraverso l’imposizione, pena di pesanti ritorsioni anche di natura armata, di commercializzare esclusivamente lo stupefacente fornita dal sodalizio. L’obbligo attuato con le caratteristiche tipiche delle organizzazioni mafiose, ha assicurato all’associazione consistenti profitti illeciti e ulteriori sette euro per ogni grammo di cocaina venduta a Foggia. Il sodalizio ha immesso sul mercato cittadino considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti, stimati in circa 10 chili al mese, acquistati a un prezzo di poco inferiore ai 40 euro ogni 3 grammi, poi rivenduta, a seconda dei casi, a 55 o 60 euro.