Nella giornata di sabato, 3 giugno, si è verificata una nuova aggressione nei confronti di un infermiere dell’ospedale “Dea Vito Fazzi” di Lecce, colpito in faccia da un sonoro schiaffo, sferrato dal familiare di un paziente. Stando a quanto riportato dal Quotidiano di Puglia, l’infermiere sarebbe stato assalito da un uomo, probabilmente a seguito di un acceso scontro verbale, in cui quest’ultimo si sarebbe lamentato del tempo d’attesa a cui è stata costretta la moglie prima di poter essere visitata e così, preso dalla rabbia, avrebbe picchiato l’operatore.

I sanitari hanno spiegato che la donna darebbe entrata in pronto soccorso con un codice verde, motivo per cui avrebbe aspettato, vista la presenza di urgenze più gravi. L’infermiere, frastornato dal ceffone, è stato poi soccorso dai suoi colleghi. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del comando provinciale di Lecce; di lì a poco l’autore del gesto sembrerebbe si sia è scusato con l’operatore sanitario. L’operatore sanitario, oltre alla grande paura, pare non abbia riportato fortunatamente gravi ferite, tuttavia resta da capire come riuscire ad arginare violenze e aggressioni ai danni del personale che continuano a consumarsi quotidianamente tra le mura ospedaliere.

Stando ai dati, ogni anno, in provincia di Lecce, sarebbero circa 130 i casi di minacce e aggressioni che vengono riferiti agli Ordini professionali e, negli ultimi mesi, la situazione si è aggravata, infatti sono ben 43, le aggressioni su sanitari registrate al 31 marzo scorso.

Il Direttore Sanitario dell’Asl Lecce, Stefano Rossi, ha commentato l’accaduto: “Niente può giustificare la violenza e le aggressioni ai danni degli operatori sanitari. La storica e cronica iper-affluenza che si crea nei pronto soccorso durante i weekend comporta un super carico di lavoro per medici e personale sanitario, ma non deve mai sfociare in atteggiamenti aggressivi e incivili verso chi è impegnato a dare risposte di cura concrete e professionali. L’attesa non è una giustificazione della violenza e mai lo dovrà essere. Chi arriva in ospedale, riceve tutta l’assistenza sanitaria necessaria nei tempi che il caso richiede”.