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Il giudice Pietro Errede, originario di Monopoli, è stato arrestato e accusato a vario titolo di concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione. I capi d’imputazione pendono su altre 10 persone in una inchiesta guidata dalla Procura di Potenza, che questa mattina, 30 maggio, ha posto ai domiciliari oltre al magistrato, un avvocato e 3 commercialisti.

Errede qualche mese fa aveva già subito una perquisizione e aveva chiesto il trasferimento presso un altro Tribunale, da lì la richiesta della Procura dell’arresto. Attualmente in servizio a Bologna, nei confronti del giudice era stato aperto un procedimento disciplinare davanti al Consiglio superiore della Magistratura, che era stato poi archiviato in seguito alla richiesta di trasferimento. La Procura lavora ormai da un anno sulle accuse nei confronti del giudice, partite da un esposto anonimo riguardo a un giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce.

Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe assegnato incarichi piuttosto remunerativi ai professionisti nel contesto delle procedure giudiziarie quali curatele, amministrazioni giudiziarie, procedure esecutive immobiliari, liquidazioni in cambio di regali e altre utilità.

Il magistrato Pietro Errede è accusato anche di tentata concussione per l’acquisto di una Mini Cooper. L’uomo avrebbe affermato: “Io la gente la mando a prendere e la portano davanti a me”. E poi: “Io non devo correre dietro a nessuno, che non ti dimenticare quello che sono e quello che rappresento a Lecce, cioè voglio dire, non ci dobbiamo stare a prendere in giro, se devo usare il potere lo uso, male, ma lo devo usare con voi, che devo fare?”.

Dalle ricostruzioni degli eventi, risulta che, dopo averla comprata, essendo il giudice di una procedura fallimentare che avrebbe riguardato anche i venditori della vettura, avrebbe “preteso di restituirla alla concessionaria dopo un anno di utilizzo alla medesima cifra, paventando presunti difetti di costruzione relativi alla centralina”.