Entro la giornata di oggi, 14 novembre, 145 imprese dell’appalto ex Ilva dovranno liberare i cantieri all’interno della sede siderurgica di Taranto, esortati dall’azienda stessa per “sopraggiunte e superiori circostanze”. Con una lettera da parte di Acciaierie d’Italia viene “inibito ogni tipo di accesso allo stabilimento”.

Vengono sospese “le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista dagli ordini quale termine di consegna” – questo è quanto ha precisato la società. É stato più volte ribadito dall’Ad Lucia Morselli che la sospensione è legata ad una crisi di liquidità, ma i sindacati sono convinti che il blocco delle imprese sia stato attuato per esercitare pressioni sul governo in merito al l’utilizzo del miliardo di euro, affidato ad Invitalia e inserito nel Dl Aiuti. A tal proposito, però, i segretari generali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm non sono rimasti a guardare con le braccia conserte, ma hanno deciso di inviare una lettera ai ministri delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del Lavoro, Marina Calderone, chiedendo un incontro in cui si potrà discutere della suddetta decisione. Delle 145 ditte, 43 sono di Taranto e si attende, dunque, un ulteriore ricorso alla cassa integrazione per circa 2mila persone, dopo quello già in corso.

Al personale delle aziende è stato anche disattivato il badge che gli permette di accedere a cantieri e stabilimenti, l’unica attività concessa è lo smontaggio dei cantieri, ordinato da Acciaierie d’Italia stessa. Attualmente non sono previsti scioperi o manifestazioni, anche se la Uilm ha dichiarato che bisogna passare a “mobilitazioni immediate”. Un incontro tra Fim, Uilm e Fiom e i parlamentari di tutti gli schieramenti eletti lo scorso settembre era previsto già per i primi giorni del mese. Si incontreranno nella sede della Camera del Commercio e discuteranno della vicenda ex Ilva.