La Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta che ha travolto Mario Lerario, ormai ex capo della Protezione Civile in Puglia, ha acquisito copia della relazione sulle presunte irregolarità, segnalate da tempo da Nicola Lopane, nella progettazione e nella realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante. L’inchiesta ha portato alla perquisizione delle abitazioni del funzionario regionale Antonio Mercurio e degli imprenditori Luca Leccese di Foggia, Donato Mottola di Noci, Antonio Illuzzi di Giovinazzo, Domenico Tancredi di Altamura, Francesco Girardi di Acquaviva e Sigismondo Zema di Bari.

Lerario, affiancato dal legale Michele Laforgia, durante l’interrogatorio del 28 dicembre ha fatto sapere di volersi dimettere dall’incarico senza attendere il provvedimento disciplinare; intanto per volontà del Michele Emiliano, il nuovo capo della Protezione civile, Nicola Lopane, e il dirigente dell’Anticorruzione, Roberto Venneri, dovranno verificare se ci sono altre anomalie. Il 27 dicembre la determina per la “Fornitura di attrezzature e mezzi per le operazioni di accoglienza e soccorso alla popolazione della Regione Puglia in scenari di crisi e/o emergenza” firmata da Lerario, è stata annullata. La gara da 3 milioni di euro, indetta a novembre 2020 era stata poi aggiudicata alla R.I. Spa di Trepuzzi con offerta più vantaggiosa e pari a 2 milioni e 300mila euro.

Nell’indagine spicca il nome di Sigismondo Zema, noto a Bari non solo per la sua attività nel mondo della cancelleria. Secondo Lerario Zema era l’uomo giusto per dirigere la logistica aziendale di un capannone nella zona industriale di Bari, quello trasformato in fabbrica di dispositivi di protezione individuale, un incarico da 4mila euro al mese. Già nel 2017 Zema si era aggiudicato la fornitura di arredi per 127mila euro al Consiglio regionale in via Gentile, poi, durante la pandemia, nell’agosto 2020 era stato necessario dare vita ad una mensa della Protezione civile con attrezzature idonee nella zona industriale, e infine, nel luglio 2021, per arredare un nuovo centro vaccinale era stato scelto lo stesso Zema, a cui era stata pagata una fattura di 18mila euro.

Nel marzo del 2019, Lerario, l’allora dirigente della sezione Provveditorato e economato aveva firmato il via libera per i lavori di adeguamento funzionale e messa in sicurezza di parte del magazzino dell’immobile regionale denominato ex Ciapi e la ditta specializzata scelta è stata quella di Antonio di Giovinazzo, mentre a Luca Leccese e Donato Mottola la Regione aveva affidato lavori nel ghetto foggiano di Borgo Mezzanone e i due, a detta della Procura, avrebbero consegnato al dirigente regionale tangenti tra 10mila e 20mila euro.