“Il dottore ci ha fatto il regalo, noi teniamo la Soa”. Parole intercettate di Donato Mottola riguardo al favore che Mario Lerario, ex capo della Protezione Civile pugliese finito in carcere, gli avrebbe fatto per consentirgli un’agevolazione nelle gare pubbliche. Un terremoto che ha preso tutti in contropiede, tanto da far finire agli arresti domiciliari l’imprenditore Mottola e Luca Leccese. Lerario, difeso dal suo legale Michele Laforgia, è stato interrogato dal Procuratore Roberto Rossi, mentre la Guardia di Finanza prosegue con le indagini riguardo le tangenti di Natale e sull’Ospedale Covid costruito alla Fiera del Levante. Movimenti poco chiari si intravedevano già nei mesi precedenti, quando Nicola Lopane aveva firmato un documento inoltrato alla Regione, dove si notavano potenziali irregolarità. Venivano evidenziate infatti le tempistiche record di appalto e costruzione, presunte carenze progettuali, ma soprattutto come la commissione avesse valutato e assegnato la vittoria alla Cobar Item Oxygen avesse tra i meembri Lerario e Mercurio, ingegnere diventato in seguito progettista e responsabile unico.

Interrogato in carcere, l’ex capo della Protezione Civile ha sostenuto nuovamente che i 10mila euro consegnati da Leccese e i 20mila da Mottola non erano tangenti, bensì regali elargiti a sua insaputa; così come i due presunti corruttori hanno smentito la richiesta dei soldi formulata da parte di Lerario. Di pensiero diverso però la GIP Anna Perrelli, che sottolinea come i “regali” non possano essere accettati da dipendenti pubblici che ricoprono ruoli dirigenziali. Lerario indica come un atto dovuto la certificazione procurata alla ditta di Mottola, con quest’ultimo che ambiva ad avere la Soa per poter candidarsi ad appalti pubblici superiori a 150mila euro. L’appalto regionale oscillava intorno al milione, con un’intercettazione abbastanza eloquente: “Per non finire come la Intini, che si fece fregare mezzo milione dalla Dislao, perché quella aveva la Soa”. Per ottenere quel certificato quindi si era rivolto all’ex capo della Protezione Civile, convocando nel suo ufficio della Regione l’addetta ai lavori per quelle pratiche.

La titubanza della professionista verteva sugli ostacoli che avrebbero portato i controlli da parte dell’Anac, con Lerario che però si vedeva intraprendente senza intoppi sul suo percorso: “Comprenderai che per un’azienda è importante una cosa del genereA mettere nei guai la ditta di Mottola c’è un’altra intercettazione telefonica, questa volta con la conversazione intrattenuta con la moglie, dopo essere stato nell’ufficio di Lerario: “Ha fatto il regalo quello, teniamo la Soa, non l’Ogi, l’Os13 impianti tecnologici, non sono noccioline”.

La giudice ritiene, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, come, a livello imprenditoriale, fossero favori di grande importanza: “I loro rapporti con i soggetti apicali della Protezione civile non si estrinsecavano soltanto in affidamenti di appalti, ma anche in affidamenti personali, finalizzati all’ottenimento di vantaggi economici”. Lerario, così come altri collaboratori più stretti, erano consapevoli di essere intercettati, ma la cosa veniva presa sottogamba, tanto da scherzarci su, addirittura con i due operai addetti alla bonifica.